Ugo Chiti e la sua storica compagnia mettono in scena l’ultimo grande capolavoro di Molière. In questa commedia intrisa di realismo i personaggi si muovono occhieggiando alla Commedia dell’Arte senza tralasciare quella zona d’ombra che svela la natura più sinistra di figure inquietanti: caratteri teatrali in bilico tra farsa e tragedia.
Dire che Il malato immaginario come tutti i classici parla apertamente all’oggi è quasi una banalità, ma l’ossessione ipocondriaca di Argante, la sua bulimia medicamentosa sembrano paradigmatiche di atteggiamenti apertamente contemporanei, come del resto la sua vulnerabilità ai raggiri degli esperti e dei dottori, altra caratteristica della nostra società, dove abbondano millantatori e maghi, e dove i rimedi sono spesso peggiori dei mali. Al rapporto di dipendenza di Argante, alla sua mancanza di giudizio fanno da contraltare la schiettezza e la umile saggezza della servetta Tonina, autentico deus ex machina dell’ultima commedia di Molière, che muore nel 1637 al termine di una recita. Questa comédie-ballet dove il termine imaginaire nel francese del XVII secolo significa anche pazzo, è un farsa all’antica, dove confluiscono i trent’anni di pratica di scrittura per il palcoscenico del grande autore: dietro la facciata sbeffeggiante, si cela una malinconica sfiducia nell’uomo e nella sue potenzialità. Adattamento e regia hanno sfruttato le ancora notevoli potenzialità che un testo contaminato come questo possono offrire, dove convivono insieme pantomime metafisiche e amare riflessioni sulla natura dell’uomo. I caratteri ridicoli o stravaganti che attingono al farsesco ricercano ripercussioni più reali in grado di evidenziare lo smarrimento esistenziale e avvicinandoli alla riconoscibilità del contemporaneo. Con questo spettacolo Arca Azzurra Teatro celebra trent’anni di attività, molti dei quali segnati da produzioni su testi di Ugo Chiti, così come da appuntamenti con “classici” come Machiavelli, Boccaccio, Benelli, Collodi.