Lo spettacolo è interpretato da Roberto Herlitzka e da Nicolò Scarparo, Verdiana Costanzo, Matteo Francomano, Roberta Sferzi, Vincenzo Pasquariello. Le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Gianni Carluccio e Daniela Cernigliaro e il suono di Hubert Westkemper.
Minetti – prodotto dal Teatro Biondo Palermo – sarà replicato al Carignano, per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, fino a domenica 9 aprile.
Bernhard Minetti (1905-1998) è stato uno dei più grandi interpreti di teatro del Novecento. Lo scrittore Thomas Bernhard, che lo ha avuto come interprete di molti dei suoi testi, ne ha scritto uno apposta per lui, nel quale l’attore, ormai anziano e solitario, trascorre una notte di capodanno in attesa di andare in scena per l’ultima volta nel ruolo di Re Lear. In un inarrestabile flusso di coscienza, Minetti riflette sulla propria vita e sul senso del teatro, senza risparmiare giudizi caustici e impietosi su una società istupidita e un teatro svuotato di senso. Il tragico epilogo assume il significato di un estremo atto di ribellione.
«Minetti – scrive il regista Roberto Andò – si può leggere come un’imprecazione contro il teatro, o come una contestazione della finzione che coincide con il più limpido omaggio offerto alla sua verità. Se finalmente mi sono deciso a mettere in scena questa pièce lo devo a Roberto Herlitzka, uno dei grandi interpreti del nostro tempo, tra i più congeniali al suo umore.
Bernhard non amava il tipo di attore che mediamente incarna questo mestiere, ma era uno spettatore capace di entusiasmarsi quando gli capitava di assistere alla performance di un fuoriclasse, e Minetti rientrava a pieno titolo nella linea e nella forma da lui prediletta.
L’attore è per Bernhard l’eroe del fallimento e dell’occasione mancata. Si può anzi dire che Bernhard privilegi il teatro perché vi riconosce qualcosa d’indifendibile, e che lo abbia scelto in quanto è un luogo a perenne rischio di frode. Allo stesso titolo, si può dire che egli abbia amato gli attori in quanto esseri capaci di vivere sino in fondo il rischio, la frustrazione e la prossimità alla follia. Del tipo di attore alla Minetti, Bernhard amava soprattutto la speciale forma di autoconsapevolezza, per lui lo stato principe, quello che prelude alla pazzia».