Carmelo Rifici racconta la storia della figlia di Agamennone e Clitemnestra come il nocciolo di una vicenda più grande, più complessa, più stratificata nei secoli e nella cultura. Con Caterina Carpio, Giovanni Crippa, Tindaro Granata, Mariangela Granelli.
In Ifigenia, liberata la virgola del titolo assume una fortissima valenza, dividendo idealmente due mondi: quello della protagonista destinata al sacrificio e quello della sua impossibilità di vivere e amare. Carmelo Rifici propone allo spettatore un’analisi chiamando Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, René Girard, Antico e Nuovo Testamento, Friedrich Nietzsche a fornire storie e riflessioni sul tema della violenza dell’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine, ineliminabile pulsione dell’essere umano alla distruzione. La scena di Margherita Palli è una grande sala prove: attori, pubblico, un regista e una drammaturga mettono in scena il Mito degli Atridi attraverso la morte di Ifigenia, il cui sacrificio diventa solo uno dei tanti, insensati, che costellano il cammino dell’umanità. Intessuto di numerosissime suggestioni, Carmelo Rifici racconta la storia della figlia di Agamennone e Clitemnestra come il nocciolo di una vicenda più grande, più complessa, più stratificata nei secoli e nella cultura. Con Caterina Carpio, Giovanni Crippa, Tindaro Granata, Mariangela Granelli. lo spettacolo si muove così su due diversi piani: quello del teatro e della sua rappresentazione. Teatro e vita procedono insieme nella comprensione della vera natura del concetto di “sacrificio”, facendo anche intendere come ancora oggi, in molte parti del mondo, in nome di quel concetto, il male assoluto sia possibile, per un’umanità che non ha imparato niente dai suoi stessi errori.