Riprendono le attività dell’Istituto con “Awareness Time”, proseguimento dell’Awareness Campus. Il metodo di apprendimento applicato si fonda sull’esercizio costante e rigoroso della consapevolezza (awareness) e dell’attenzione, tramite la pratica dell’azione fisica, vocale e della narrazione, e quindi sulla pratica della Schiera.
Il calendario di appuntamenti vede la presenza alle Fonderie Limone di Moncalieri con trasferte in altre città del Piemonte (Valenza, Novara, Settimo) per la realizzazione di laboratori teatrali e video-colloqui insieme a cooperative sociali e comunità che lavorano quotidianamente con persone migranti. Ci saranno altri eventi speciali, tra cui l’organizzazione dei laboratori all’interno del Social Festival 2017 promosso dalla rivista “Animazione Sociale” del Gruppo Abele (Torino) e la tournée regionale del racconto teatrale Supplici a Portopalo con Vincenzo Pirrotta e Gabriele Vacis, il testo di Eschilo che si intreccia con le tragiche testimonianze dei migranti.
Durante gli appuntamenti previsti a Valenza, sono state invitate alcune comunità migranti agli “Awareness Time”, i laboratori sulle pratiche teatrali. «In questa trasferta abbiamo – scrive Andrea Ciommiento sul sito www.listituto.it – incontrato giovani migranti legati alle Cooperative KAIZEN di Valenza e SENAPE di Casale Monferrato. È stato con noi anche il gruppo delle “Tre Rose Nere”, prima squadra italiana composta interamente da rifugiati (Walter Zollino ne ha fatto anche un documentario). Molti di loro vivono in appartamenti condivisi tra Valenza e Casale. Per loro il condominio è il “Campo”, per il dispositivo burocratico un “Cas”. Un Cas? Stiamo incontrando molti operatori sociali che ci parlano dei “Cas” e degli “Sprar”, eppure ancora oggi, la precisa differenza non ci è ancora chiara. Una delle sfide è provare a comprenderlo. Iniziamo distendendo gli acronimi. CAS: Centri di Accoglienza Straordinaria. SPRAR: Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Insomma, il gruppo vive all’interno di “Centri di Accoglienza Straordinaria” e in una prima parte c’è Luciano della Coop. KAIZEN che ci presenta i ragazzi. Poi Gabriele Vacis vuole parlare direttamente con loro partendo da una domanda, “qual è il momento in cui avete avuto davvero paura”. Affiorano le prime voci: ho paura di fare una brutta vita; ho paura di prendere una strada sbagliata; ho paura che finirò a vivere per strada; ho paura di vivere in un posto dove non avrò nessuno accanto a me; ho paura di lasciare il mio alloggio e dormire in stazione; la barca è il momento in cui ho avuto davvero paura. Tra le voci ecco quella di Ibrahima che racconta la paura di tutto il gruppo: il Fantasma della Commissione. Una volta nominata questa parola diversi ragazzi confermano il Fantasma. Qui le “Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale” (un’altra questione da comprendere) si trovano a Torino e Genova. Il destino di questi ragazzi può essere confermato provvisoriamente nei confini nazionali grazie alla Commissione. I passaggi sembrano semplici: richiedere una convocazione, raccontare la propria storia, attendere una risposta positiva o negativa. E intanto ricevere il “permesso di soggiorno” della durata di sei mesi o di più tempo in base a permessi speciali».
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