La lotta antifascista attraverso la storia delle donne, madri, mogli, fidanzate, operaie, che videro i loro uomini deportati per rappresaglia in seguito agli scioperi del ’43 negli stabilimenti del Milanese.
Scritto e diretto da Renato Sarti, con un trio di attrici.
Tratta dal libro di Giuseppe Valota Dalla fabbrica ai lager, la pièce Matilde e il tram per San Vittore di Renato Sarti, autore e regista particolarmente sensibile al tema della memoria, ricostruisce un doloroso pezzo di storia d’Italia. In seguito ai massicci scioperi del ’43, i primi sotto il regime di Mussolini, che paralizzarono i grandi stabilimenti del Milanese, i quartieri popolari di Sesto San Giovanni, Milano, Cinisello e dei comuni limitrofi furono oggetto di spietate retate da parte dei nazifascisti. Quasi seicento furono le persone coinvolte nel rastrellamento. Gli operai vennero incarcerati, torturati, e infine deportati. Più della metà non fece ritorno. Con uno terzetto di attrici (Maddalena Crippa, Debora Villa, Rossana Mola) lo spettacolo, prodotto da Teatro Cooperativa, dà voce a quelle donne, madri, mogli, sorelle e figlie che, dopo gli arresti, si ritrovarono improvvisamente a gestire, da sole, un quotidiano di fame e miseria: alla disperata ricerca dei loro uomini, si precipitavano a San Vittore e in altri luoghi di detenzione di Milano, fra cui la sede della famigerata Legione Ettore Muti, un luogo di tortura che nel dopoguerra diventerà il Piccolo Teatro di Milano. La Resistenza narrata dal punto di vista femminile in un testo intenso, commovente, modello di teatro civile. «Fin dalle tragedie greche – ricorda Renato Sarti – la voce delle donne è quella che meglio di ogni altra riesce a rievocare l’orrore della guerra, che sempre nuovo si ripete».