Al Teatro Carignano, martedì 8 maggio 2018, alle ore 19.30, debutterà lo spettacolo IFIGENIA, LIBERATA ispirato ai testi di Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Antico e Nuovo Testamento, Friedrich Nietzsche, René Girard, Giuseppe Fornari, progetto e drammaturgia di Angela Demattè e Carmelo Rifici.
La pièce, diretta da Carmelo Rifici è interpretata da (in ordine alfabetico) Caterina Carpio, Giovanni Crippa, Zeno Gabaglio, Vincenzo Giordano, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Francesca Porrini, Edoardo Ribatto, Giorgia Senesi, Anahì Traversi. Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Margherita Baldoni, le maschere di Roberto Mestroni, le musiche di Zeno Gabaglio, il disegno luci di Jean-Luc Chanonat, il progetto visivo Dimitrios Statiris.
Ifigenia, liberata è prodotta da Lugano InScena in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Azimut in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi, Theater Chur, con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura e resterà in scena al Carignano, per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, fino a domenica 13 maggio 2018.
Carmelo Rifici racconta la storia della figlia di Agamennone e Clitemnestra come il nocciolo di una vicenda più grande, più complessa, più stratificata nei secoli e nella cultura.
In Ifigenia, liberata la virgola del titolo assume una fortissima valenza, dividendo idealmente due mondi: quello della protagonista destinata al sacrificio e quello della sua impossibilità di vivere e amare. Carmelo Rifici propone allo spettatore un’analisi chiamando Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, René Girard, Antico e Nuovo Testamento, Friedrich Nietzsche a fornire storie
e riflessioni sul tema della violenza dell’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine, ineliminabile pulsione dell’essere umano alla distruzione.
La scena di Margherita Palli è una grande sala prove: attori, pubblico, un regista e una drammaturga mettono in scena il Mito degli Atridi attraverso la morte di Ifigenia, il cui sacrificio
diventa solo uno dei tanti, insensati, che costellano il cammino dell’umanità.
Intessuto di numerosissime suggestioni, lo spettacolo si muove così su due diversi piani: quello del teatro e della sua rappresentazione.
Teatro e vita procedono insieme nella comprensione della vera natura del concetto di “sacrificio”, facendo anche intendere come ancora oggi, in molte parti del mondo, in nome di quel concetto, il male assoluto sia possibile, per un’umanità che non ha imparato niente dai suoi stessi errori.