Al Teatro Carignano di Torino, martedì 12 febbraio 2019, alle ore 19.30, debutta IL GABBIANO
di Anton Čechov, nella versione italiana di Danilo Macrì, per la regia di Marco Sciaccaluga. Lo spettacolo è interpretato da Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Elsa Bossi, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Stefano Santospago, Roberto Serpi, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Federico Vanni. Le scene e i costumi sono di Catherine Rankl, le musiche di Andrea Nicolini, le luci di Marco D’Andrea.
Il gabbiano, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, resterà in scena al Carignano per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale fino a domenica 24 febbraio.

Il capolavoro di Čechov nella versione del 1895, precedente alla censura zarista. Un dramma delle illusioni perdute che è lo specchio del disagio esistenziale di un’umanità “fin de siècle”, sospesa tra arte e vita, in bilico sul precipizio delle grandi tragedie del Novecento.

«Il quotidiano, più dell’eroico, contiene il senso del vivere», annotava Anton Čechov. Primo dei quattro capolavori che l’autore russo scrisse per il palcoscenico, Il gabbiano è – come Zio Vanja – il dramma delle illusioni perdute. Nato negli anni inquieti in cui maturano le grandi tragedie del
Novecento, anticipa temi cardine del teatro del secolo seguente. Nelle angosce, nei turbamenti, nelle sconfitte dei personaggi si agitano la complessità e la crisi esistenziale dell’uomo moderno. Attraverso l’intreccio di inutili passioni che lega la giovane Nina, il tormentato Konstantin, sua madre Irina Arkadina, celebre attrice, e il suo amante, lo scrittore Trigorin, viene rappresentata la fine di un’epoca, di un mondo.
Il testo viene proposto, con la traduzione di Danilo Macrì, nella versione del 1895, non ancora sottoposta alla censura zarista. Nella sua regia Marco Sciaccaluga ha scelto di risalire filologicamente alle radici dell’opera. Nella soffocante immobilità fisica e morale di una tenuta di
campagna in riva a un lago si muovono vite in apparenza senza senso, in un’altalena tra sogni e rimpianti, desideri e disperazione: uomini e donne che non hanno veramente mai vissuto. L’essenza del genio di Čechov, secondo Sciaccaluga, sta in questo, nella feroce denuncia del nostro nulla. Ma con la tenerezza di chi allo stesso tempo invita a compatire, ad amare questi esseri inutili che siamo.

 

01_CS_IL_GABBIANO_REGIA SCIACCALUGA

02_CS a cura della Compagnia