Una delle commedie sull’ipocrisia più mordenti e intramontabili di Molière reinterpretata in una sofisticata versione che unisce alla satira corrosiva la riflessione sulle nevrosi del nostro tempo. È il TARTUFO adattato e diretto da Roberto Valerio il titolo che il Teatro Stabile di Torino propone martedì 26 ottobre 2021, alle 19.30, al Teatro Gobetti. Regista apprezzato da pubblico e critica grazie a lavori quali Il vantone di Pasolini (2009), Un marito ideale di Wilde (2013) e Il giuoco delle parti di Pirandello (2014), Valerio rilegge il capolavoro del grande commediografo francese – di cui nel 2022 ricorrerà il 400° anniversario della nascita – spostando l’azione dal Seicento all’Italia bene degli anni Settanta. Fedele alla traduzione di Cesare Garboli, l’artista esplora la modernità del personaggio ambiguo di Tartufo, prototipo della ruffianeria e dello zelo religioso per convenienza, ma anche smascheratore indiretto del materialismo più bieco che avvelena la società odierna. Celando i suoi appetiti sessuali dietro una parvenza di santità e il suo arrivismo senza scrupoli in un mistico disprezzo dei beni terreni, l’astuto impostore turba la quotidianità di una casa borghese per raggirare il capofamiglia Orgone. La moglie Elmira, con la sua apparente sottomissione, sarà l’unica in grado di scoprire le sue vere intenzioni.
Protagonista accanto a Valerio, impegnato anche nei panni di Orgone, è il Tartufo di Giuseppe Cederna, popolare interprete della scena teatrale, cinematografica e televisiva, candidato per Hammamet ai David di Donatello 2021 e noto per aver collaborato più volte con Gabriele Salvatores. Il ruolo di Elmira è invece affidato a Vanessa Gravina, attrice versatile e amata dal pubblico, perfettamente a suo agio fra tv (nella fortunata serie di Rai1, Il paradiso delle signore, dal 2018) e teatro, sin dal debutto al Piccolo di Milano con Strehler nella Donna del mare. Completano il cast Massimo Grigò (Lorenzo), Irene Pagano (Marianna), Elisabetta Piccolomini (Madama Pernella), Roberta Rosignoli (Dorina) e Luca Tanganelli (Damide). Prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese, con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Toscana, Tartufo si avvale delle scene di Giorgio Gori, delle luci di Emiliano Pona, dei costumi di Lucia Mariani e del suono di Alessandro Saviozzi. Lo spettacolo sarà replicato al Teatro Gobetti per la Stagione in abbonamento del TST fino al 7 novembre.
«Il più delle volte, le versioni sceniche del Tartufo si sono concentrate sull’ipocrisia del personaggio del titolo – afferma Roberto Valerio –. Non c’è dubbio che all’epoca in cui Molière scrisse la sua opera, i suoi obiettivi chiari erano i bigotti che usavano il rigorismo religioso come facciata per nascondere i loro empi comportamenti, senza nemmeno credere a ciò che stavano predicando… Ora, 350 anni dopo, questa equazione va parzialmente modificata. Tartufo non può più essere un semplice impostore. È molto più di questo: un profeta anticonformista. Un guaritore. Un guru fanatico. Che denunzia, maledice e combatte (in apparenza) contro un mondo di materialismo, consumismo, lassismo, dissolutezza, permissività e amoralità. Questo angelo oscuro o demone pietoso irrompe in una famiglia borghese benestante, la sconvolge completamente, prende il controllo, la castiga, la rivoluziona, la assorbe… Come nel Teorema di Pasolini, lavora come un uragano, come una forza sovrannaturale, che con la sua radicalità scatena tutti i desideri e le furie trasformando il convenzionale e conformista vivere della casa.»
Rappresentata per la prima volta nel 1664 alla corte del giovane Luigi XIV con il titolo Le Tartuffe ou l’imposteur (tre atti destinati a diventare cinque), la commedia di Molière fu oggetto di una violenta campagna censoria da parte della congregazione dei “devoti”, che ne proibì subito le rappresentazioni pubbliche. L’opera tornò in scena solo nel 1669, per poi entrare stabilmente nel repertorio della Comédie-Française. Irriverente e beffardo, Tartufo non rappresenta solo un atto di accusa contro il perbenismo e la falsità che permeava la società aristocratica francese del Seicento, ma uno specchio formidabile dei metodi che ispirano in ogni tempo la condotta degli intellettuali e degli uomini di potere.
02_TARTUFO_Scheda di sala a cura della compagnia
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