Martedì 25 gennaio 2022, alle ore 19.30, va in scena al Teatro Gobetti di Torino Radio clandestina. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, il monologo di Ascanio Celestini, scritto a partire dal testo di Alessandro Portelli L’ordine è già stato eseguito. Lo spettacolo ripropone, a circa vent’anni dal suo debutto, il racconto dell’eccidio alle Fosse Ardeatine, il momento più tragico dell’occupazione nazista di Roma.
Radio clandestina, prodotto da Fabbrica, resterà in scena al Teatro Gobetti per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale fino a domenica 30 gennaio.
Sono passati circa vent’anni da quando Ascanio Celestini debuttò con quello che sarebbe diventano un classico del teatro civile: Radio clandestina. Memoria delle Fosse Ardeatine, che ha fatto conoscere al grande pubblico il suo, allora giovanissimo, autore e interprete. Da quel racconto teatrale, tratto dal testo di Alessandro Portelli L’ordine è già stato eseguito, è cominciato per l’artista romano il cammino di straordinario cantastorie. Lo spettacolo torna in scena oggi per rinnovare quella stessa memoria. Celestini racconta alla sua maniera, dando voce al magmatico popolo della capitale, quello che «per i romani ha segnato il momento più tragico dell’occupazione nazista»: l’eccidio del 24 marzo del ’44 quando 335 innocenti vennero uccisi nella cava di via Ardeatina per rappresaglia, in seguito all’attacco partigiano in via Rasella. «Sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, che si consuma in poche ore. Ma non è così – annota Celestini. È qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di una intera città». Scritto con centinaia di testimonianze, il libro di Portelli inserisce l’episodio in una cornice più ampia: i nove mesi di occupazione nazista a Roma, i cinque anni della guerra, i vent’anni anni del fascismo. E dunque è una storia che non comincia in via Rasella ma molto prima. E non finisce con la liberazione di Roma. «L’eccidio delle Ardeatine, e l’azione di via Rasella che lo precedette, sono ormai parte di un mito negativo, di una storia che viene raccontata al contrario. Io ho provato a dare voce a quella parte orale della storia che ancora racconta quei giorni in maniera viva, diretta e non rovesciata».