Giovedì 12 gennaio 2023, alle ore 19.30, debutta in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino Hedda Gabler di Henrik Ibsen con la regia di Kriszta Székely. Lo spettacolo è interpretato da Adél Jordán, Barna Bányai Kelemen, Béla Mészáros, Júlia Mentes, Péter Takátsy, Eszter Kiss. La scenografia è di Juli Balázs, i costumi di Dóra Pattantyus, la musica di Flóra Lili Matisz, le luci di Bence Bárány. Il dramaturg è Ármin Szabó-Székely. Hedda Gabler, prodotto da Katona József Színház in coproduzione con il Teatro Stabile di Torino, sarà replicato per la Stagione in abbonamento dello Stabile fino a domenica 15 gennaio 2023. Lo spettacolo è in lingua ungherese con soprattitoli in italiano.
La regista ungherese Kristza Székely, artista associata del TST, riscrive e attualizza uno dei più grandi testi di fine Ottocento. Lo sfondo sul quale si svolge la storia è quello di un mondo in crisi, dove tutti vedono nel denaro l’unica fonte di salvezza, il timore più grande è quello di perdere il proprio status sociale e l’amore e i rapporti personali si sgretolano giorno dopo giorno. Ma si può vivere senza sentimenti e privi di ideali? È questo il dilemma intorno al quale ruotano i personaggi del dramma ed è questo l’interrogativo che assedia la protagonista. Ambivalente e complessa, Hedda è uno dei personaggi più carismatici, febbrili e seduttivi della letteratura drammatica: altèra, gelida e quasi distaccata, è pienamente consapevole delle bugie e dell’ipocrisia altrui, ma non riesce a prenderne davvero le distanze. Nella sua aristocratica arroganza appare solida e sembra che nulla le manchi davvero, tranne l’essenziale.
Note di Kriszta Székely
Hedda Gabler è uno dei personaggi femminili più misteriosi nella storia della drammaturgia teatrale, un Amleto al femminile difficilissimo da interpretare. Intravedo in lei tante cose che rendono poliedrica la sua personalità, è diversa dalle donne che siamo abituati a conoscere. È estremamente bella e intelligente, quasi perfetta, ma nasconde in sé tanti segreti, squarci, lati oscuri e repressioni. Quando un amore del passato inaspettatamente ripiomba nella sua vita, il ghiaccio comincia a rompersi, sulla superficie vulnerabile della sua perfezione artificiale. I personaggi che girano attorno a Hedda come farfalle notturne cominciano a perdere quota quando lei inizia a perdere l’equilibrio, sotto le superfici impeccabili iniziamo a vedere i loro veri volti.
Sono tanti i dettagli nascosti nel testo. Non sentiamo mai parlare della madre di Hedda, soltanto di suo padre, il Generale Gabler. È probabilmente cresciuta senza madre, manca quindi completamente di tenerezza materna e l’educazione ricevuta è più di stampo maschile: non esita a sparare e le pistole sono un importante rimando alla sua infanzia. Il mondo in cui viviamo è molto cambiato ma, allo stesso tempo, è rimasto lo stesso da quando Ibsen scrisse quest’opera. Le donne sono più libere, ma trovare la propria libertà interiore è cosa complessa, e lo sarà per sempre. Cosa significa libertà? Questa è la domanda principale che Ibsen ci pone anche in Hedda Gabler. In Ungheria si sente il desiderio di definire le donne secondo il loro compito biologico, come madri e come mogli. Questo dramma ci dice che esistono donne che non sono capaci di essere conformi agli stereotipi e, anche se ci provano, non saranno mai capaci di vivere una vita normale.