Martedì 17 gennaio 2023, alle ore 19.30, debutta al Teatro Carignano di Torino Il mercante di Venezia di William Shakespeare per la traduzione di Masolino d’Amico e nell’adattamento e la regia di Paolo Valerio. Lo spettacolo è interpretato da Franco Branciaroli, Piergiorgio Fasolo, Francesco Migliaccio e (in ordine di apparizione) Emanuele Fortunati, Stefano Scandaletti, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Valentina Violo, Dalila Reas, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli. Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Stefano Nicolao, le luci di Gigi Saccomandi, le musiche di Antonio Di Pofi, i movimenti di scena di Monica Codena. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal Centro Teatrale Bresciano e dal Teatro de Gli Incamminati, sarà replicato per la Stagione in abbonamento dello Stabile di Torino fino a domenica 22 gennaio 2023.
Il mercante di Venezia è da sempre considerato un testo controverso e ambivalente, che ad un sofisticato intreccio di corteggiamenti e storie d’amore affianca un contraltare di scontri etici, rapporti interreligiosi e cruda avidità. Su questo versante della storia svetta su tutti, per lo spessore tragico, la figura dell’usuraio Shylock, qui interpretato da Franco Branciaroli: un personaggio sfaccettato e misterioso, isolato e consapevole della propria diversità ed emarginazione. Il suo cinismo e la sua sete di vendetta sono diventati paradigmatici, le sue richieste sono estreme e crudeli, ma la sua sconfitta senza possibilità di clemenza ancora oggi provoca sentimenti contrastanti e dubbi giustificati sulla purezza della nostra coscienza.
Dalle note di regia di Paolo Valerio
“For Sport”, per sport. Shylock dice così, nel momento cruciale del primo atto del Mercante di Venezia, rivolgendosi ad Antonio: “(…) firmatemi il vostro contratto, con la clausola (è solo per sport) che se non mi rimborsate nel tale giorno e nel tale luogo la tale somma, la penale sarà stabilita in una libbra precisa della vostra bianca carne (…)”.
Quindi è un gioco, uno scherzo, una bagatella… Tutta questa storia di una libbra di carne è solo il divertimento di un ricco ebreo che vuole farsi beffa di un mercante tanto arrogante quanto malinconico. Dietro a questo “sport”, a questa ignobile beffa, c’è una storia di vendetta, di denaro, di tradimenti, di emarginazione. E carne e sangue: Shylock ne è ossessionato. C’è sempre qualcosa di potentemente fisico a caratterizzare la figura di Shylock: un forte rapporto con la materia, con il corpo, con ciò che è divorabile… “sazierò l’antico rancore” è una delle prime asserzioni dell’ebreo. Un verbo non scelto a caso, in una battuta che pone subito in luce il tema fondante della vendetta contro una società che esclude chi le è estraneo. Sono infatti odio e spirito di vendetta – per gli sputi subiti, per gli insulti di Antonio che lo paragona a un cane rabbioso, per il suo opporsi all’usura – a suggerire a Shylock la crudele obbligazione per il prestito al mercante, la famosa libbra di carne: “Lui odia il nostro sacro popolo e inveisce contro di noi e io odio lui perché è un cristiano” dice infatti l’ebreo, dichiarando chiaramente lo scenario di un’aperta lotta fra religioni, fra culture. Di contro, ogni battuta di Antonio adduce ad una vocazione al martirio. Nell’iconografia dello spettacolo abbiamo accolto quest’ispirazione e Antonio durante il processo appare in effetti “crocifisso”, a petto nudo e braccia aperte, in attesa della lama di Shylock. Appena l’intervento del giovane avvocato salva la vita di Antonio e condanna Shylock, il mercante però rovescia la violenza dell’ebreo in una violenza altrettanto brutale chiedendo per lui la forzata conversione al cristianesimo.