Libera interpretazione di un dialogo tra sguardi
Liv Ferracchiati, autore, regista e artista associato del Teatro Stabile di Torino, si ispira al celebre romanzo di Mann per questo nuovo allestimento. Una macchina fotografica su un treppiede e uno scrittore che muore su una spiaggia. Non un adattamento teatrale de La Morte a Venezia, ma un percorso scenico liberamente ispirato al romanzo che combina tre linguaggi: parola, danza e video. Distaccandosi dal tema dell’omoerotismo e della differenza d’età, rimane l’incontro a Venezia tra Gustav von Aschenbach e Tadzio, rimane la morte. Il tentativo è di avvicinare i due personaggi a noi e, allo stesso tempo, di raccontare la fatica di scrivere e di come questa fatica sia squarciata da momenti rari, bellissimi e terribili, fatti di incontri con altri esseri umani. Ironicamente, terzo personaggio è la Parola, che prima cerca un’armonia formale e poi si accende, restando vana di fronte all’irraccontabile.