Martedì 25 gennaio 2022, alle ore 19.30, al Teatro Carignano di Torino debutta Piazza degli eroi di Thomas Bernhard, nella traduzione di Roberto Menin, per la regia di Roberto Andò. Lo spettacolo sarà interpretato da Renato Carpentieri, Imma Villa, Betti Pedrazzi, Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone. Le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Daniela Cernigliaro. Il suono è di Hubert Westkemper.
La pièce di Bernhard, che si può considerare il suo testamento teatrale e politico, fu una feroce accusa nei confronti della classe politica austriaca del dopoguerra, incapace, secondo l’autore, di troncare realmente col passato nazista. L’opera fu al centro di una delle più accese polemiche del teatro austriaco del tempo, per la schiettezza dei riferimenti e la forza della sua critica sociale, che descrive un Paese esposto a un nuovo avanzamento dell’odio e dell’intolleranza.
Lo spettacolo è coprodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dalla Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale e sarà in scena nella stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 30 gennaio 2022.
Note di Regia di Roberto Andò
Vienna, marzo 1988. Nel disegnare il suo estremo congedo dalla vita e dal teatro, Bernhard sceglie di dare un nome e un tempo all’ottusità brutale che vede avanzare. Ma, come sempre accade in un’opera di fantasia, l’Austria di Bernhard è insieme un luogo concreto e una metafora. Così come lo è la piazza che dà nome al testo, la stessa in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla acclamante l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al destino nazista della Germania. Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia Piazza degli Eroi è proprio perché, a dispetto della inedita precisione realistica di Bernhard, oggi per comprendere il senso di questo testo visionario e catastrofico non servono indicazioni di luogo e di tempo. Ognuno degli spettatori che assisterà a una recita di Piazza degli Eroi, capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa. L’Austria di Bernhard (dallo scrittore intravista profeticamente nei primi consensi per Haider), nel giro di una trentina e passa d’anni, è ormai ovunque. La storia del professor Schuster, una mente matematica filosofica, suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita, è raccontata dal drammaturgo in una partitura a più voci, modulando una orchestrazione perfetta dove appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi – tra tutti, Il giardino dei ciliegi di Čechov. La piazza e le voci inneggianti che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida, sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte, “un regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”, come dice lo zio Robert, il fratello del suicida, parafrasando lo stesso Bernhard.