Martedì 8 marzo 2022, alle ore 19.30, debutta al Teatro Gobetti di Torino Innamorati, da Carlo Goldoni, nell’adattamento di Davide Lorenzo Palla e Riccardo Mallus, che ne firma anche la regia. In scena, insieme a Davide Lorenzo Palla, Irene Timpanaro, Giacomo Stallone, Tiziano Cannas Aghedu. Innamorati, prodotto dal Teatro Carcano, sarà in scena nella stagione in abbonamento dello Stabile fino a domenica 13 marzo 2022.
Davide Lorenzo Palla e Riccardo Mallus adattano uno dei capolavori della drammaturgia goldoniana, mettendo in scena la storia di una sparuta compagnia teatrale alle prese con la vicenda di Eugenia e Fulgenzio, due innamorati troppo gelosi per non litigare. In un crescendo di gelosie, comicità, bisticci, musica dal vivo, scene riuscite e scene fallite, si scopre una storia d’amore molto più sfaccettata di quel che sembra, dietro la quale si nascondono tensioni che trascendono l’amore romantico e la commedia di Goldoni, portando alla luce le vite di due giovani molto più vicini al nostro tempo di quel che pensiamo.
Note di Regia di Riccardo Mallus
Spesso le relazioni romantiche sono cartine al tornasole del contesto sociale nel quale nascono. L’innamoramento che sboccia, cresce e lega due innamorati, per quanto puro, non può essere libero dall’influenza che il contesto esercita su di loro, non può essere libero da ciò che vivono quotidianamente, da ciò che possono e non possono, dal loro ceto sociale, dalle loro possibilità economiche.
L’amore, per quanto forte, non basta a se stesso, e anzi spesso si trova a lottare contro nemici inaspettati, e ci sono esempi illustri di questo nella tradizione: Romeo e Giulietta, Orfeo ed Euridice, Elena ed Astrov, Paolo e Francesca, fino ad arrivare ai nostri Innamorati goldoniani: Eugenia e Fulgenzio.
Ciò che l’amore lega può essere messo sotto attacco dal mondo intorno, anche se questo attacco non è immediatamente visibile, come nel caso dei nostri protagonisti: messi sotto assedio da tensioni esterne, nascoste, comiche – è vero – ma non per questo meno velenose.
Ed è proprio in quest’invisibilità, in questo manifestarsi sotto traccia, che queste tensioni acquistano contemporaneità e iniziano a risuonare con le tensioni che assediano noi, donne e uomini d’oggi: tensioni a cui spesso non siamo in grado di dare volto, di cui sentiamo la pressione ma di cui non riconosciamo l’origine, tensioni che arrivano sì dal mondo intorno, dal contesto nel quale siamo immersi, ma che noi facciamo nostre, traducendole nei nostri comportamenti, nelle nostre difficoltà relazionali, nelle nostre piccole e ingenue meschinità.
Come Eugenia e Fulgenzio siamo anche noi spesso vittime e interpreti di tensioni esterne, nascoste, a volte comiche – è vero – ma ugualmente non meno velenose; e forse, per questo, possiamo accogliere l’invito del grande veneziano a “rider di loro per far sì che non si abbia a rider di noi”: a riconoscere ciò che non funziona fuori da noi per aggiustare, almeno un poco, quello che non funziona dentro di noi.