Martedì 11 gennaio, alle ore 19.30, debutta al Teatro Gobetti di Torino LA VEDOVA SOCRATE di Franca Valeri, con Lella Costa, diretta da Stefania Bonfadelli. Il monologo, ispirato al breve testo di Friedrich Dürrenmatt La morte di Socrate, è stato scritto e interpretato per la prima volta da Franca Valeri nel 2003 e dà vita al personaggio di Santippe, la vedova di Socrate, una donna dal ragionare meticoloso e dall’ironia corrosiva, pungente, provocatoria. Lella Costa raccoglie il testimone della grande Maestra del teatro italiano, scomparsa nel 2020, portando in scena uno dei suoi cavalli di battaglia.

Lo spettacolo è prodotto dal Centro Teatrale Bresciano e il progetto è a cura di Mismaonda. La vedova Socrate sarà in scena al Teatro Gobetti, per la stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino al 16 gennaio 2022.

 

Note di regia di Stefania Bonfadelli

Franca Valeri, grande matriarca del teatro italiano, prima di compiere 100 anni, il 31 luglio 2020, aveva chiesto a Lella Costa di raccogliere il suo testimone e interpretare Santippe, la protagonista della commedia La vedova Socrate, testo da lei scritto nel 2003. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Antico di Siracusa ed ha intrapreso un tour estivo durante il quale purtroppo Franca Valeri ci ha lasciato. La sua “vedova”, come lei voleva, continua a vivere, raccogliendo il commosso tributo delle molte platee dei teatri in cui fa tappa. Il testo è un concentrato di ironia corrosiva e analisi sociale, rivendicazione disincantata e narrazione caustica. Liberamente ispirato a La morte di Socrate dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, nato a seguito dell’intuizione di Giuseppe Patroni Griffi che glielo suggerì, è ambientato nella bottega di antiquariato ed oggettistica di Santippe, la moglie del filosofo, tramandata dagli storici come una delle donne più insopportabili dell’antichità. «Patroni Griffi ha letto il testo di Dürrenmatt e mi ha detto se ne potevo trarre qualcosa. Mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica – spiega Franca Valeri. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna intelligente che del marito vede anche tanti difetti. Nel testo di Dürrenmatt c’è poco di Santippe. Per questo, per conoscerla meglio, ho preso delle informazioni su Socrate e ho letto i Dialoghi di Platone. Mi sono fatta l’idea di una donna forte che ha vissuto accanto a un uomo per noi straordinario ma che per lei era semplicemente un marito e per giunta noioso». Nello spettacolo si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate come Aristofane e Alcibiade, una masnada di buoni a nulla a cominciare da Platone, il principale bersaglio polemico dello spettacolo. Lei non sopporta che abbia usurpato le idee del consorte anche se fu molto fedele nel riportarle. E così lo degrada a un semplice copista e si mette in testa di chiedergli pure i diritti d’autore. Anzi alla fine pensa di poter scrivere lei un dialogo: protagoniste però sarebbero le donne. Ed è infatti soprattutto alle donne che parla: neanche la vedovanza le toglie il diritto di emanare un giudizio onesto sul comportamento dei mariti, degli uomini in generale e anche di quelle donne che ingannano l’altro sesso. Non serve, dice, indagare sulla vera natura del proprio uomo, basta accettarlo così com’è da vivo e da morto; d’altronde, «la morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe».

 

CS_La vedova socrate