Alle Fonderie Limone di Moncalieri debutta, mercoledì 16 novembre alle ore 20.00, lo spettacolo La cupa. Fabbula di un omo che divinne un albero di Mimmo Borrelli, che ne ha curato versi, canti, drammaturgia e regia. In scena (in ordine alfabetico) Maurizio Azzurro, Dario Barbato, Mimmo Borrelli, Gaetano Colella, Veronica D’Elia, Rossella De Martino, Renato De Simone, Gennaro Di Colandrea, Paolo Fabozzo, Enzo Gaito, Geremia Longobardo, Stefano Miglio, Roberta Misticone. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Enzo Pirozzi, il disegno luci di Cesare Accetta, mentre le musiche e le ambientazioni sonore sono composte ed eseguite dal vivo da Antonio Della Ragione.
Mimmo Borrelli è considerato da gran parte della critica come uno dei migliori drammaturghi italiani viventi ed è da sempre apprezzato per l’originalità del suo linguaggio: un misto di dialetti campani, rivisitati in chiave poetica, che danno vita a un idioma aspro e duro, letterario e popolare allo stesso tempo. Premio UBU nel 2018 per la regia e la drammaturgia, Premio della Critica ANCT come miglior spettacolo e tre Premi Le Maschere del Teatro Italiano sempre nello stesso anno, La cupa è stato presentato sulle pagine de La Repubblica come “capolavoro assoluto che cambia le sorti della scena” e sul Corriere come “spettacolo più importante degli ultimi tre decenni”. Una vera e propria epopea familiare, sprofondata nel ventre di una cava ricolma di colpe e delitti, che si svolge nella notte di Sant’Antonio, una notte illuminata e scaldata dal fuoco (il fucarazzo), ma attraversata anche da una vena magica che avvicina gli uomini agli animali, tra sventure e dannazioni.
Dalle note di regia di Mimmo Borrelli
Tutto viene evocato in una notte, nella notte di Sant’Antonio e il suo fucarazzo, quando, secondo gli antichi, gli animali potevano parlare agli uomini, ma con un prezzo da pagare: chi li ascoltava aveva in dote sventura e dannazione. […] La trama è un fittizio e afflitto mondo altrove, dove si scontrano i pianeti porosi di una saga dalle colpe sepolte tra anfratti, strati geologici, fatti, aneddoti e incavi, il cui confine della memoria è smunto e levigato da anni, venti malsani ed epoche di misfatti e di peccati originali. Trama incastonata nel cuore buono e generoso, un tempo, del suo protagonista in negativo Giosafatte ’Nzamamorte: sempre attento al prossimo ma, comunque sia, morto dall’amarezza e la fuliggine, in cristalli di tufo porosi di rettitudine. Un uomo buono, retto, sorretto dalla coscienza di un passato inquieto, indecifrato, burrascoso, folle dal quale ha preso distanza, con il rispetto verso la dimenticanza di una memoria sepolta. […]