Il testimone dell’Olocausto lascia spazio allo scienziato dallo sguardo limpido e visionario, nello spettacolo che Sonia Bergamasco dedica allo scrittore torinese, a cento anni dalla nascita. Un monologo che porta alla luce racconti fantastici e fantascientifici, poco noti al grande pubblico, dell’autore di Se questo è un uomo.
Sola in scena, davanti a una tavola imbandita con il bianco dei fogli, Sonia Bergamasco dà corpo e voce a un Primo Levi inconsueto. Dal ritmo spericolato delle interviste immaginarie, ai racconti fantastici, dalle trascrizioni di sogni e incubi, alle “fotografie” di un passato che si incide nella Storia, la scrittura limpida e affilata di Levi si stacca dalla pagina scritta e prende corpo nello spazio, con naturalezza e vigore, come l’esito felice di una reazione chimica andata a buon fine. Molecole essenziali di un organismo complesso, ciascuna delle parti rimanda alla visione d’insieme. L’autore di Se questo è un uomo e di La tregua – di cui nel racconto di scena risuonano alcuni brani – ma anche l’osservatore instancabile della raccolta intitolata L’altrui mestiere, il narratore sorprendente e spericolato de L’ultimo Natale di guerra e, infine, il poeta. Nello spettacolo Ex chimico, il testimone dell’Olocausto lascia spazio al tecnico, che utilizza i suoi strumenti di laboratorio per creare visioni, invenzioni linguistiche e letterarie. Un omaggio al suo “primo” mestiere, quello di chimico («La chimica è l’arte di pesare, separare, distinguere – scrive Levi – tre esercizi utili a chi si accinge a descrivere fatti o a dare corpo alla propria fantasia»), che l’attrice restituisce al pubblico con intensità, attraverso la lingua asciutta e allo stesso tempo commovente di Primo Levi. La sapienza gentile della sua scrittura aderisce allo sguardo curioso e inquieto di un uomo in cerca di storie: «storie mie finché ne avevo nel sacco, poi storie d’altri, rubate, rapinate, estorte o avute in dono: o anche storie di tutti e di nessuno, storie per aria, dipinte su un velo, purché un senso ce l’avessero per me, o potessero regalare al lettore un momento di stupore e di riso» scrive lo stesso autore. Un lungo tavolo da lavoro, due sedie, un filo teso da quinta a quinta per cucire insieme, dall’opera dell’autore torinese, storie e frammenti di storie che danno vita a un ritratto teatrale.