La compagnia 1927 mette in scena una favola surreale che in modo intelligente e satirico s’interroga sulle nuove tecnologie: qual è il vero pericolo, oggi? Che le macchine diventino sempre più simili a uomini o che gli uomini diventino sempre più simili alle macchine?
Golem, dalla parola ebraica gelem, significa “materia grezza”, senza forma, ma anche “robot”. E infatti il mito medievale del Golem racconta la storia di questo gigante che può essere creato dall’argilla solo da chi è a conoscenza dei segreti della Qabbalah per essere “usato” come un servo forte e ubbidiente. Partendo da questa suggestione, la compagnia 1927 ci propone un un’originale storia che esplora il confine tra umanità e tecnologia: in un mondo futuristico in cui le tecnologie e l’economia sono divenuti i principali mezzi per trascendere i limiti del controllo umano, Golem è diventato l’indispensabile ingrediente di una vita migliore. Ma c’è un problema: la sua esistenza minaccia la vita di chi lo ha creato. La compagnia 1927 – nata nel 2005 dalla volontà della scrittrice, attrice e regista Suzanne Andrade e Paul Barritt, animatore e illustratore, di provare a unire il teatro con l’opera, la musica, il cinema e il mondo dell’animazione – si confronta con una delle domande centrali del nostro tempo: in fatto di tecnologia, chi è realmente il controllato e chi il controllore?