Thomas Ostermeier, regista tedesco di fama internazionale, dirige per il Teatro Stabile di Torino una nuova edizione del capolavoro di Cechov: Il gabbiano è un’allegoria spietata di amori fuori luogo, di passioni che si consumano senza essere corrisposte, delle frustrazioni dell’essere artisti, ieri come oggi.

A proposito de Il gabbiano, Anton Čechov scriveva: «È una commedia con tre donne e sei ruoli maschili. Quattro atti, un paesaggio con vista sul lago, un sacco di parole sulla letteratura, poca azione, cinque tonnellate di amore». La prima rappresentazione di questo capolavoro a San Pietroburgo (18 ottobre 1896) è un fallimento. Due anni più tardi la ripresa al Teatro d’Arte di Mosca a cura di Stanislavskij e Nemirovich-Danchenko è finalmente un trionfo: oggi è uno dei testi più amati e allestiti dell’autore russo, un lavoro che parla di amore, di arte e di letteratura. Ed è forse per questo che prima o poi un regista si sente chiamato a confrontarsi con le sue pagine. Konstantin, il protagonista, è incapace di assumere un ruolo definito nella vita: il suo dramma riguarda il rapporto fra un amore infelice, non corrisposto, e la ricerca di una via, come scrittore, che lo faccia uscire dalla banalità dei racconti che hanno per base la vita quotidiana e sentimenti come luoghi comuni. Del resto in questo dramma l’amore è fonte continua di dolore, in un giro di fallimenti, incomprensioni, vane attese. Thomas Ostermeier è uno tra i registi e direttori teatrali tedeschi più importanti a livello internazionale. Giovanissimo assume la direzione artistica della Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino, alternando regie di prosa e liriche: ha lavorato tra l’altro al Festival di Salisburgo, al Festival Internazionale di Edimburgo, al Deutsches Schauspielhaus di Amburgo, ai Münchner Kammerspiele e al Burgtheater di Vienna. I suoi allestimenti sono contraddistinti da un andamento narrativo nel quale emerge prepotentemente la fisicità adrenalinica degli interpreti, che sprigionano un’energia dirompente. Citazioni da cinema, tv, fumetti e pop vengono accentuate ad effetto e in modo grottesco, momenti di tensione ed effetti surreali sono inseriti ad arte nei suoi lavori.

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di Anton Čechov


traduzione e adattamento Olivier Cadiot, Thomas Ostermeier


drammaturgia Peter Kleinert
con Bénédicte Cerutti, Valérie Dréville, Cédric Eeckhout, Jean-Pierre Gos, François Loriquet, Sébastien Pouderoux De La Comédie Française, Mélodie Richard, Matthieu Sampeur


regia Thomas Ostermeier
scene Jan Pappelbaum
costumi Nina Wetzel
luci Marie-Christine Soma
musiche Nils Ostendorf
pitture Katharina Ziemke


Théâtre Vidy-Lausanne
in coproduzione con Odéon – Théâtre de l’Europe
Théâtre National de Strasbourg
MC2: Grenoble
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
La Filature, Scène nationale – Mulhouse
TAP – Théâtre Auditorium de Poitiers
Théâtre de Caen
con il sostegno di Pro Helvetia
Fondation Suiss e Pour la Culture