Dopo il successo di Filumena Marturano si rinnova il sodalizio tra Liliana Cavani e Geppy Gleijeses (qui in coppia con Vanessa Gravina). La regista sfida i “misteri” di Pirandello e dà nuova vita ad Angelo Baldovino, uomo perduto che scopre il vizio della rispettabilità.
Una fanciulla disonorata, un matrimonio riparatore, un uomo dal passato opaco che si riscatta. Nel gioco di specchi del teatro pirandelliano, il nobile decaduto Angelo Baldovino, giocatore d’azzardo, imbroglione, fallito, vittima delle proprie debolezze, si ritrova a incarnare una virtù, l’onestà, diventata oggi protagonista del vocabolario politico. Per evitare lo scandalo e salvare la rispettabilità di una giovane donna, Agata, messa incinta da un nobile sposato, il marchese Fabio Colli, Baldovino si presta, per denaro, alle nozze di facciata. Ma quando gli viene chiesto di continuare il gioco e chiudere gli occhi sulla tresca, scopre il gusto tardivo della rettitudine e, caparbiamente deciso a riscattare il proprio passato con un comportamento irreprensibile, manda all’aria i piani. Spietata analisi delle convenienze e delle ipocrisie borghesi, Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello arriva al Teatro Stabile nell’allestimento firmato da Liliana Cavani che dopo il successo di Filumena Marturano torna a lavorare con Geppy Gleijeses. All’attore tocca ora addentrarsi nei labirinti del grande siciliano dove nulla e nessuno è ciò che appare. L’eterno tema degli inganni sociali e delle maschere si ripropone in questa pièce, ispirata alla novella Tirocinio, andata in scena per la prima volta nel 1917 al Teatro Carignano di Torino (in sala c’era un recensore d’eccezione: Antonio Gramsci). La regia insiste sul concetto di “mistero”: misterioso è il passato di Baldovino, misterioso l’intreccio di colpe che lega i personaggi, misteriosa la natura umana