Leonardo Lidi in questa nuova produzione del Teatro Stabile affronta il capolavoro di García Lorca che chiude la trilogia “rurale”: tragedia familiare tra amore e sopraffazione, dominata dalla madre-padrona senza pietà. In scena Francesca Mazza e Orietta Notari.
«Una scena deserta, una famiglia incastrata nella tradizione, immobile come in una fotografia». Terminato pochi mesi prima che il poeta fosse fucilato dai franchisti, il dramma teatrale La casa di Bernarda Alba completa la trilogia di Federico García Lorca sul ruolo della donna e la sua sottomissione nella Spagna rurale degli anni Trenta.
Una tragedia in cui si scontrano il conflitto tra morale autoritaria e desiderio di libertà, dominata dalla figura della madre-padrona del titolo. A firmare questa nuova produzione dello Stabile di Torino è Leonardo Lidi, pluripremiato attore e regista formato alla Scuola per Attori dello Stabile torinese, vincitore della Biennale College di Venezia per la riscrittura dell’ibseniano Spettri.
In scena, tra gli altri, Francesca Mazza e Orietta Notari. Bernarda Alba è una matriarca oppressiva e senza pietà: nell’imporre otto anni di lutto alle figlie alla morte del secondo marito, di fatto le condanna a una clausura che scatenerà il dramma.
«Dopo Spettri e Lo Zoo di vetro ho l’onore di essere ospitato sotto un altro tetto, non meno spaventoso e imprendibile dei precedenti – racconta Leonardo Lidi – un interno che lo stesso García Lorca ci tiene a definire bianchissimo, con pareti spesse e dove un silenzio ombroso grava su una scena deserta». Prigioniera del proprio ruolo, Bernarda Alba non ha occhi per guardare oltre le quattro mura e, impantanata nelle regole del passato, continua la sua danza con gli spettri, fingendosi padre, indossando pantaloni immaginari e imponendo ordine dove l’ordine non può essere, innescando la rivoluzione, con le sue vittime, con i suoi sacrifici evitabili.