Ha senso consacrare la propria vita al teatro? Il grande Peter Brook s’interroga sui fondamentali, e i fondamenti, del mestiere in questo spettacolo che ne celebra i miti. Protagonisti Marcello Magni, Kathryn Hunter e Hayley Carmichael.
Perché fare teatro? Questo è il problema. Attorno alla domanda si sviluppa l’ultimo spettacolo dell’instancabile Peter Brook, prodotto dal Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi. Il regista inglese, 94 anni, grande vecchio del teatro europeo, s’interroga sui fondamentali, e i fondamenti, del mestiere. Perché il teatro? – si chiede. A che scopo? E di cosa si tratta davvero? Quesiti che conducono la pièce nelle pieghe del mondo della rappresentazione, con un omaggio appassionato ai suoi miti. Firmato con Marie-Hélène Estienne, assistente di Brook dai tempi del Mahabharata, l’allestimento colloca in una scena spoglia – un tappeto, tre sedie, tre appendiabiti – tre interpreti non più giovani che si confrontano, con toni drammatici ma anche comici, sulla fatidica questione: ha avuto senso consacrare la propria vita al teatro? I protagonisti sono Marcello Magni, co-fondatore del collettivo inglese Complicité, che torna a lavorare con Brook dopo il trionfo di Fragments di Beckett, sua moglie Kathryn Hunter, attrice inglese di prima grandezza, e un’altra interprete britannica, Hayley Carmichael. Intrisi di ricordi e di miti, da Artaud a Craig, da Stanislavskij a Mejerchol’d, ragionano sul senso dell’arte. «Il teatro è un’arma molto pericolosa», ricorda Brook nel rendere omaggio proprio al regista russo Vsevolod Mejerchol’d che con sua moglie, l’attrice Zinaida Nikolaevna Rajch, negli anni Trenta fu perseguitato come nemico della rivoluzione e pagò con la vita (lei in modo atroce). Già nel 2010 Peter Brook aveva ricordato Mejerchol’d, assieme ad altri grandi del teatro, in Warum Warum. Why? è in lingua inglese con soprattitoli in italiano.
Spettacolo in lingua inglese con soprattitoli in italiano.