12 – 17 maggio 2015
VERSO MEDEA
da Euripide
testo e regia Emma Dante
musiche e canti Fratelli Mancuso
con Elena Borgogni, Carmine Maringola, Salvatore D’Onofrio, Sandro Maria Campagna, Roberto Galbo, Davide Celona
coro Fratelli Mancuso
luci Marcello D’Agostino
Compagnia Sud Costa Occidentale
«Medea è una barbara che non riconosce altra autorità se non quella del proprio istinto. La sua appartenenza a un gruppo familiare o di classe o di nazione o di religione limita la sua presunta libertà, perché Medea si sente straniera ovunque≫. Una volta ancora Emma Dante cammina verso Medea. A dieci anni dal primo allestimento del capolavoro di Euripide, la regista palermitana torna alla tragedia dell’ira per farne una danza terrigna di liturgie primitive, un rito ammaliante scandito dalle litanie etniche dei fratelli Mancuso, che affondano le radici in un Sud senza tempo. L’infanticida, che si macchia del più orrendo dei delitti per vendicarsi del tradimento dell’amato Giasone, è in scena vistosamente incinta. Abbandonata dal marito, vive in una Corinto circondata da un coro di donne siciliane che in realtà sono uomini: barbute e sterili prèfiche, che sognano pance gravide, vagiti di neonati, coccarde e piccoli corredi.
«La diversità di Medea – spiega Emma Dante – ha a che fare col travaglio del parto, con la sua fertilità devastante e rigogliosa, con la sua innata capacità di generare e di perpetuare la specie in un paese abitato soltanto da un popolo maschile inadatto a sviluppare il seme. Giasone l’abbandona incinta e si fa re di una citta sterile. Il vero delitto con cui Medea punirà Corinto, sarà negargli i figli, partorendo aborti come eredi, decidendo a monte il destino di una città nella quale senza di lei è impossibile perpetuare la specie».
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