Dal 6 luglio all’8 agosto 2021, al Teatro Carignano, torna PRATO INGLESE che, giunto alla sua terza edizione, si conferma un appuntamento imperdibile per l’estate torinese, con i suoi due ingredienti fondamentali: la cornice storica del teatro Carignano e i testi tratti dal grande repertorio shakespeariano. Silvio Peroni dirige, in prima nazionale, MOLTO RUMORE PER NULLA di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Emanuele Aldrovandi, una commedia che nasconde inganni, a partire dalla trama e dal titolo, popolata da equivoci e intrighi al centro di schermaglie amorose. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino, vedrà in scena Elena Aimone, Lorenzo Bartoli, Vittorio Camarota, Marta Cortellazzo Wiel, Jacopo Crovella, Christian di Filippo, Fabrizio Falco, Maria Lombardo, Sara Putignano, Marcello Spinetta, Andrea Triaca, Jacopo Venturiero. Le scene sono di Gregorio Zurla, i costumi di Veronica Pattuelli, le luci di Valerio Tiberi e le musiche di Oliviero Forni.
«Molto rumore per nulla – scrive nelle sue note il regista Silvio Peroni – è una commedia che nasconde degli inganni, come nella trama così nel titolo. Questo presunto nulla seppure apparentemente faccia pensare ad una cosa priva di significato, non è un’inezia. Dal titolo dipendono le linee tematiche dell’opera, le quali si svelano solo quando questo presunto nulla inizia ad essere qualificato. Il nulla può essere interpretato come analogo dell’amore, o analogo dello spiare, oppure può significare l’annosa opposizione di due elementi antitetici. Un nulla che crea un gioco di doppi e di mascheramenti che confondono continuamente l’apparenza e la realtà, sia collettiva che personale. Nulla, altro non è se non una parola che dovrebbe significare la completa assenza di qualcosa, ma dal momento che si è sentita la necessità di definire con una parola l’assenza nel nulla rimbomba un tremendo pieno. Un pieno che ha bisogno di trovare un significato e che una parola forse non può esprimere, va trovato invece in un percorso di crescita e cambiamento personale che Shakespeare fa vivere ai suoi personaggi. E con essi li fa vivere in modo simbolico al suo spettatore, anche a quello contemporaneo.
I personaggi shakespeariani sono riconosciuti per il loro funambolismo linguistico, sono dei giocolieri della parola; ma spesso ne rimangono intrappolati, come se non riuscissero mai a distinguere la realtà dall’apparenza o l’agire con il verbalizzare.
Fa riflettere come una società – la nostra – fondata sul linguaggio ne sia sempre stata vittima. Tutte le regole, le narrazioni individuali e sociali non troveranno mai pace, né tantomeno una verità, proprio per gli equivoci creati dalla parola. Una parola male espressa o male interpretata nel rapporto amoroso può generare gelosie o peggio ancora vendette. Una parola fraintesa o manipolata all’interno di una società può scatenare una violenza collettiva. Anche la Legge, il diritto, tutto quello che determina le nostre vite quotidiane e la nostra coesistenza sociale si basa sul significato di una “Parola”. Cos’è un furto? Cos’è un omicidio? Definire con una parola un reato significa anche definirne la pena. Tutto dipende dalla terminologia. Ma se non conosci la “Parola” giusta, come puoi ottenere una “Legge” giusta? Che forse ci sia anche un parallelo con le “Parole” dell’amore? Due esseri umani che non stabiliscono un vocabolario comune è molto probabile che non riescano nemmeno a vivere una relazione emotiva.
Alla fine una parola non è altro che aria, è alito che si disperde, è il nulla, ma un nulla che può creare e può anche distruggere. Se dovessi spingermi in un campo minato, in quell’uggioso campo dove si cercano parallelismi fra l’epoca shakespeariana e la contemporanea, dove ci si chiede – ancora – cosa di Shakespeare sia “attuale” potrei azzardare che allora come oggi siamo costantemente vittime di una parola, anche quando non è nulla.
Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a 22 anni. Negli anni realizza la regia di spettacoli e di letture poetiche debuttando in numerosi festival e curando l’allestimento di spettacoli nelle maggiori piazze nazionali. Ha concentrato e specializzato il suo lavoro sulla drammaturgia contemporanea realizzando spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Lucy Prebble, Annie Baker, Neil LaBute, Harold Pinter; creando una perfetta sinergia fra il lavoro con gli attori e i testi rappresentati. Collabora con produzioni pubbliche e private fra le quali il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile d’Abruzzo, compagnia Mauri Sturno e Khora.teatro. Parallelamente al lavoro di regista ha da anni sviluppato e approfondito il suo interesse per la pedagogia teatrale, interesse che lo ha portato a condurre vari seminari in festival, scuole e accademie teatrali nazionali come la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Link Campus University e la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino.