Filumena Marturano è il primo grande ruolo femminile in assoluto del teatro moderno, non solo italiano. Per il suo atteso debutto nella prosa Liliana Cavani ha scelto uno dei testi più amati di De Filippo, dirigendo magistralmente Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses.
Figura forte, appassionata e struggente, l’esatto opposto di Medea, che uccide i figli per vendetta, Filumena vive all’ombra dell’uomo che l’ha tolta dalla strada, fino a quando non diventa essenziale difendere il bene più prezioso: i figli. Con questo quadro perfetto di prosa neorealista, De Filippo affronta la crisi della famiglia patriarcale, un ideale al quale aspira l’imbolsito viveur Domenico Soriano, interpretato da Gleijeses, allievo prediletto di Eduardo che per lui revocò il veto di mettere in scena le sue opere. Il mondo che il drammaturgo racconta, in questo testo del 1946, è quello dell’Italia appena uscita dalla guerra e di una Napoli fatta di povertà, di fame e di voglia di riscatto, incarnata dalla bellezza appassita di Filumena, che in uno dei monologhi più belli del teatro del Novecento racconta la sua disperata discesa, appena diciassettenne, nel degrado della prostituzione. Nell’escamotage di fingersi in punto di morte per farsi sposare dal compagno, Filumena non rivendica nulla per sé, ma chiede il riconoscimento per i tre figli segreti, uno dei quali è proprio di Soriano. A Mariangela D’Abbraccio, che raccoglie il testimone di grandi interpreti quali Titina De Filippo, Sophia Loren, Valeria Moriconi, Lina Sastri e Mariangela Melato, è affidata la strenua difesa dei diritti dei figli illegittimi, un tema affrontato coraggiosamente da Eduardo, perché intimamente legato alla sua storia personale. Ed è di fronte al coraggio di una donna mai prima d’ora così determinata che Domenico subisce un lento processo di maturazione, arrendendosi all’evidenza del tempo che passa e rendendo omaggio alla dignità femminile.