Anna Bonaiuto è in scena insieme a un cast interamente femminile in una versione pop del mito di Clitennestra. Vincenzo Pirrotta reinterpreta il coro in chiave blues e rap.
Attore e regista teatrale, Vincenzo Pirrotta vive fin da fanciullo a stretto contatto con la Sicilia più profonda: dai 9 ai 14 anni, infatti, accompagna nei mercati il padre venditore ambulante di stoffe, respirando poi i ritmi duri del “cunto” alla scuola di Mimmo Cuticchio. Interprete dello spirito della propria terra, anche negli aspetti più brutali e primitivi, conduce una ricerca sulle tradizioni popolari, innestando pratiche antiche sul teatro di sperimentazione. Dal desiderio di lavorare con Anna Bonaiuto nasce questo lavoro, incentrato su Clitennestra, un personaggio cardine nella mitologia greca e nell’opera di Eschilo, una donna infelice, che ha subito le violenze più atroci; non c’è nessuno che la difenda o la protegga: è sola con la propria disperazione e per questa ragione si fa giustizia da sé. Pirrotta la immagina destarsi dopo un letargo di tremila anni: Clitennestra si ritrova in un mondo post-moderno in cui tutto è distruzione, l’ingiustizia trionfa, gli uomini si sono fatti Dei. Le Eumenidi sono scese dal loro piedistallo di dee e, in un’epoca dove tutti sono cani feroci, sono ridiventate Erinni per proteggere la nuova casta “divina”. La spaesata regina rivendica la propria dignità regale e compie un viaggio che la condurrà, ieri come oggi, ad un incontro-scontro con la propria famiglia.