Lunedì 3 febbraio 2020, alle ore 20.45, si terrà la serata commemorativa per i 120 anni dalla morte di Vittorio Bersezio, a cura di Giulio Graglia.
Interverranno, per i saluti istituzionali, Lamberto Vallarino Gancia (Presidente del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale), Stefano Allasia (Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte) e Vittoria Poggio (Assessore alla Cultura della Regione Piemonte). Interverranno inoltre Cesare Chiesa (Fondazione Vittorio Bersezio), Alessandra Comazzi (La Stampa), Albina Malerba (Centro Studi Piemontesi), Enrico Mattioda (Università degli Studi di Torino) e Bruno Quaranta (La Stampa).

La serata è organizzata dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale in collaborazione con Rai Teche e DAMS/Università degli Studi di Torino.
Per il ritratto di Vittorio Bersezio si ringrazia il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano – Torino
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili


Vittorio Bersezio, letterato e patriota, nelle sue opere per il teatro realizza un prezioso ritratto degli ambienti piccoloborghesi e proletari della seconda metà dell’Ottocento, riuscendo a trasferire in esse gli umori postunitari vissuti in prima persona, da giornalista prima e da deputato del Regno d’Italia più tardi.
Le miserie ‘d Monsù Travet commedia in cinque atti in piemontese viene rappresentata per la prima volta il 4 aprile 1863 al Teatro Alfieri di Torino dalla compagnia Toselli. L’opera viene edita dallo stesso autore in italiano nel 1871 e nel 1876 con il titolo Le miserie del signor Travetti. Ignazio Travet, il protagonista, è un impiegato pubblico che ritiene di avere trovato “il posto sicuro” e soprattutto decoroso, ma in realtà non è altro che un umile impiegato che, per quanto laborioso sia, è sempre maltrattato.

In questa commedia Bersezio non solo attesta il dialetto piemontese come lingua per la scena, ma esalta i concetti di consapevole onestà, laboriosità e senso di disciplina con cui la borghesia subalpina si apprestava a servire il nuovo Stato unitario uscito dalle lotte risorgimentali. Elementi di originalità nella sua scrittura liberano il repertorio comico del periodo dalla strabordante presenza di autori francesi quali Scribe, Dumas, Sardou: «un’opera d’arte schietta, spontanea, piena di verità» la definirà Benedetto Croce.

Bersezio nasce a Peveragno (CN) nel 1828. A soli 14 anni dimostra una precoce disposizione letteraria scrivendo un testo teatrale, Le male lingue, d’impronta goldoniana, che rielaborerà nel 1876 con il titolo Una bolla di sapone. Nel 1852 va in scena al Teatro Carignano il dramma storico Pietro Micca, che riscuote grande successo. Nello stesso anno, Bersezio rifiuta la richiesta di Cavour di entrare come segretario nel suo ministero, per meglio dedicarsi alla carriera letteraria. L’anno successivo fonda il giornale politico «Espero»; nel 1854 la direzione del «Fischietto», primo giornale umoristico illustrato italiano, gli dà grande popolarità, mentre la sua prima raccolta di novelle, Il novelliere contemporaneo (Torino, 1855), ricostruzione di ambienti e costumi piemontesi, lo rivela a un pubblico più ampio. Negli anni successivi si reca per alcuni soggiorni a Parigi durante i quali stringe rapporti cordiali con i principali scrittori francesi dell’epoca. Tornato a Torino, dirige la sezione letteraria della «Gazzetta Ufficiale del Regno» che lascerà per fondare nel febbraio 1867 la «Gazzetta Piemontese» (che diventerà poi «La Stampa») di cui resta direttore fino al 1879. Per il teatro in lingua piemontese Bersezio scrive, a partire dal 1862, una serie di commedie (La Beneficenssa, La Sedussion, ‘L Sangh bleu, Ambissiôn, La cassa a la dote) e nel 1863 il suo capolavoro Le miserie ‘d Monsù Travet. Nel 1865 viene eletto deputato per la Sinistra costituzionale: la sua attenzione alle problematiche sociali lo fa avvicinare ai nascenti conflitti di classe del periodo dell’industrializzazione a Torino. Negli anni ‘80 e ‘90 il suo prestigio va ormai declinando, ma non diminuisce l’intensità della sua produzione letteraria. L’opera più importante della tarda maturità è Il regno di Vittorio Emanuele II, 8 volumi pubblicati tra il 1878 e il 1895. Muore a Torino il 30 gennaio 1900.