Il 3 e 4 novembre 2018 al Teatro Carignano va in scena La maladie de la mort. Dal racconto di Marguerite Duras la regista britannica Katie Mitchell crea uno spettacolo cinematografico sul tentativo (fallito) di amare. Un set “in presa diretta” che fa del voyeurismo e della morbosità dell’eros i temi centrali. In scena Jasmine Trinca. Riservato ai maggiori di 18 anni
Per Marguerite Duras, La maladie de la mort altro non è che l’incapacità di amare. A questo tema la scrittrice francese, autrice de L’amante, ha dedicato uno dei suoi racconti più provocatori e perturbanti. Liberamente ispirato a quel testo, nell’adattamento di Alice Birch, è lo spettacolo omonimo che porta la firma della acclamata regista britannica Katie Mitchell, una delle figure più influenti del teatro contemporaneo.
Una grande produzione internazionale tra Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi, Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, ERT Emilia Romagna, Teatro e Metastasio, Théâtre de la Ville di Parigi, Barbican di Londra e Festival di Edimburgo, dove ha debuttato in prima mondiale ad agosto. Mitchell ripropone il concetto della Duras – un uomo e una donna, in una stanza d’hotel, stabiliscono una relazione sessuale perversa ma non riescono ad entrare in vera intimità – e lo fa con una lettura “cinematografica”, costruendo un set con tre macchine da presa che seguono morbosamente, in presa diretta, la dinamica tra i due protagonisti (Laetitia Dosch e Nick Fletcher). L’obiettivo vero dell’osservazione non sono i singoli personaggi quanto le categorie che rappresentano, i generi: il Maschile, il Femminile. Sulla scena si percepisce una minaccia incombente: «La Duras inserisce il confronto uomo-donna in una dimensione misteriosa che prende la forma di un thriller psicologico» spiega la regista. Un viaggio nelle pieghe più profonde dell’eros, tra voyeurismo e pornografia. La voce narrante è di Jasmine Trinca.
La maladie de la mort Young girl’s dream © Duane Michals
Katie Mitchell, inglese, è tra i più importanti registi del teatro europeo di prosa e d’opera. Le sue opere focalizzano l’attenzione del pubblico sui dettagli delle relazioni, un’indagine che viene amplificata in scena dall’uso di videocamere. Mitchell, che ha firmato regie per le più̀ prestigiose istituzioni teatrali (Royal Shakespeare Company, National Theatre, Royal Court, Piccolo Teatro di Milano, Schaubühne di Berlino, Royal Opera House, Festival di Avignone), arriva al Teatro Carignano di Torino con un’importante coproduzione internazionale, dove il suo talento trasgressivo incontra le parole taglienti di Marguerite Duras.