Reduce dai trionfi di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Alessandro Gassmann porta in scena un altro capolavoro del cinema. L’adattamento di Enrico Ianniello trasferisce l’azione in una sgargiante quanto rabbiosa Napoli anni ’80, creando un parallelo tra la mafia portuale del film con Marlon Brando e la camorra.
Alessandro Gassmann si concentra su un altro capolavoro della storia del cinema, Fronte del porto di Elia Kazan, che nel 1954 vinse otto Oscar. L’adattamento è firmato da Enrico Ianniello: attore, scrittore, traduttore e regista (Chiòve, I Giocatori), ha immaginato la storia a partire dall’omonima opera dell’americano Budd Schulberg, che si ispirò a sua volta a un’inchiesta giornalistica vincitrice del Pulitzer, diventata la base della sceneggiatura del film e dall’adattamento teatrale realizzato dall’inglese Steven Berkoff. Nella trasposizione di Gassmann l’azione si sposta in una Napoli anni ’80 corrotta e rabbiosa, alla Gomorra. Con architetture sceniche a forma di libro aperto, fondali in pvc con proiezioni e retroproiezioni, il regista porta il pubblico direttamente dentro la storia, ricreando un microcosmo napoletano estremamente verosimile. Tra gelide banchine e bar ritrovo di camorristi, l’iconico Terry Malloy di Marlon Brando ha qui la disperata forza vitale dello scaricatore napoletano, pugile mancato, Francesco Gargiulo, più vicino alle borgate pasoliniane che al lungomare newyorkese, interpretato da un calzante Daniele Russo. Attorno a lui un cast corale per una storia che ha il colore torbido del sangue, mischiato all’acqua delle banchine e che non lascia indifferenti per i parallelismi con l’attualità.