Note, voce e parole. Questo basta a Gerusalemme liberRoberto Zibetti per far rivivere “l’arme pietose” del Capitano “che ’l gran sepolcro liberò di Cristo”. Perché ci sono guerre che sembrano favole. E se il sangue non è per questo meno vero, è perché l’epica non smette di parlarci, ancora oggi, dell’essenza della vita.
Si dice che Torquato Tasso fosse appena quindicenne quando iniziò a scrivere una serie di appunti intitolati Gerusalemme. Era il 1559 e lo scrittore ci mise altri ventidue anni per concludere e dare alle stampe la sua Gerusalemme liberata. Stiamo parlando di venti canti per un totale di millenovecentodiciassette ottave in cui battaglie e duelli si alternano a grandi storie d’amore, passioni e atti d’eroismo ma anche diavoli, maghi, incantesimi che sono quasi sempre opera dei saraceni perché il tempo è quello della Controriforma e ad aiutare i paladini cristiani ci sono gli angeli, oltre a Dio. Roberto Zibetti, poliedrico attore recentemente sul palco per Lehman Trilogy di Luca Ronconi e al cinema con il film di Abel Ferrara su Pasolini, ci accompagna in un ironico viaggio a velocità accelerata nel composito mondo che si snoda dentro e fuori le mura di Gerusalemme. La musica originale e gli arrangiamenti sono di Giorgio Mirto, chitarrista e compositore torinese, che salirà sul palco affiancato da Celeste e Placido Gugliandolo (componenti de I Moderni, gruppo secondo classificato a X-Factor 5), lei voce e violoncello, lui voce ed elettronica. Alcune immagini pittoriche raccontano infine l’enorme influenza che l’immaginario tassiano ebbe sulla pittura europea del ̓600, ̓700 e ̓800 (Overbeck, Poussin, Tiepolo).