Un ragazzo napoletano, figlio di ambulanti, si crede il principe di Danimarca e la famiglia lo asseconda. Intrecciato alle parodie di John Poole e Antonio Petito, il capolavoro di Shakespeare assume i colori forti della farsa.
Definito dalla critica «una farsa napoletana mozzafiato» arriva a Torino Hamlet Travestie di Punta Corsara (compagnia nata come “progetto di impresa culturale” per i giovani di Scampia). Protagonisti e autori sono Emanuele Valenti, che firma anche la regia, e Gianni Vastarella. In una rutilante riscrittura della riscrittura intrecciano al dramma shakespeariano la parodia settecentesca di Amleto di John Poole, da cui lo spettacolo prende il titolo, e quella del Faust di Antonio Petito, classico ottocentesco del teatro napoletano. Tra Gomorra e burlesque, si racconta del giovane Amleto Barilotto, figlio di un ambulante di Napoli, il quale, sconvolto dalla morte del padre, si è convinto, per via del nome che porta, di avere un destino identico a quello del principe di Danimarca. Se ne va in giro depresso e isolato, in preda ai proverbiali dubbi, con addosso il pigiama e una coperta a quadretti sulle spalle. Attorno a lui brulicano gli scalcagnati, chiassosi Barilotto, cementati gli uni agli altri da ruoli e vincoli familiari. Tirano a campare, si barcamenano nel tentativo di scampare a strozzini e camorristi. In un contesto da case popolari di Napoli, sono la rappresentazione della famiglia napoletana contemporanea, nel suo quadro di sopravvivenza quotidiana. Costretti ad assecondare Amleto nella speranza che ritrovi il senno, i parenti si calano nei personaggi shakespeariani e danno vita al canovaccio. Ma la recita nella recita finisce in un regolamento di conti. Dunque, inevitabilmente, in tragedia.