e non solo…

Atto unico tra i più celebri di Pirandello, è una riflessione filosofica sulla relatività delle cose del mondo. Gabriele Lavia al suo quarto appuntamento con l’autore siciliano (Tutto per bene, La trappola, Sei personaggi in cerca d’autore) ne fa un apologo sul tema della “donna” e della “morte”.

L’uomo dal fiore in bocca è la scena maestra dell’incomunicabilità, della solitudine che si aggrappa alla banalità dei particolari più piccoli e insignificanti del quotidiano per cercare di rintracciare una superiorità della vita sulla morte. Gabriele Lavia, con Michele Demaria e Barbara Alesse, prova a trattenerla ancora un po’, prima della fine.

Il breve atto unico è stato arricchito con altre novelle che affrontano il tema (fatale per Pirandello) della “donna” e della “morte”, visto col distacco di un’ironia che rende i personaggi vicinissimi a noi. Ecco spiegato quel …e non solo usato come sottotitolo.

La vicenda si svolge nella simbolica Sala d’Attesa di una qualche stazione ferroviaria del Sud Italia. Si tratta di una scenografia imponente, realizzata interamente nei laboratori del Teatro della Pergola di Firenze, riaperti appositamente per questa produzione. «Piove a dirotto, ma è estate (tempo assurdo!) per soddisfare il “sentimento del contrario” – annota Gabriele Lavia – così amato dalla poetica del nostro Autore. C’è un uomo nella stazione e arriva anche un ometto pacifico, pieno di pacchi colorati, che perde sempre il treno e che lo perderà sempre».

L’Uomo dal fiore in bocca comincia a parlare al Pacifico Avventore con un’insistenza crescente, dimostrando una straordinaria capacità nel cogliere i più minuti aspetti della vita. Le sue considerazioni amare rivelano terribili verità: l’uomo è in attesa di morire. D’improvviso vede un’ombra. «C’è una donna, che guarda dentro la Sala d’Attesa, da fuori della grande vetrata – conclude Lavia – e poi ci sono tante “donne… donne… donne” che non si vedono, ma che sono l’assillo o l’incubo del nostro piccolo “uomo pacifico». Chi è quella donna che passa? La moglie? La morte?” La morte non è qualcosa che ci salta addosso e, quindi, possiamo scacciare. No, la morte, quando entra in noi, è invisibile.


di Luigi Pirandello
adattamento Gabriele Lavia
con Gabriele Lavia, Lorenzo Terenzi, Barbara Alesse
regia Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Elena Bianchini
musiche Giordano Corapi
luci Michelangelo Vitullo
Regista Assistente Simone Faloppa
Fondazione Teatro della Toscana
Teatro Stabile di Genova

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