Orestea
Agamennone, Coefore e Eumenidi
Uno spettacolo di grande impatto per interpreti (tra gli altri Mascia Musy, Mariano Rigillo, Angela Pagano), impianto scenico e multimediale, rilettura drammaturgica. Un lavoro dominato da una lingua asciutta e incisiva, che parla di rimpianto, vendetta, persecuzione: un ponte ideale tra epoche solo apparentemente distanti tra loro.
L’Orestea di Eschilo non è solo l’unica tragedia ad essere giunta completa fino ai giorni nostri dal V secolo a. C., ma è anche la trilogia che sancisce la nascita del Diritto, della necessità di normare i conflitti tra gli uomini, superando la vendetta privata per raggiungere il traguardo della civiltà. Complessa e cruenta la storia, suddivisa in tre episodi, le cui radici affondano nella tradizione mitica dell’antica Grecia: l’assassinio di Agamennone da parte della moglie Clitemnestra, la vendetta del loro figlio Oreste che uccide la madre, la persecuzione del matricida da parte delle Erinni e la sua assoluzione finale ad opera del tribunale dell’Areopago. Con questo allestimento che si divide in due parti – Agamennone e Coefore/ Eumenidi, Luca De Fusco si confronta con la tragedia classica, sottolineando l’affinità con il canone greco attraverso le coreografie e un importante apporto dal punto di vista musicale: la partitura originale è stata curata dal compositore israeliano Ran Bagno e su questo tappeto sonoro si sviluppano le coreografie di Noa Wertheim. Tessuto connettivo di questo spettacolo, l’apparato multimediale che dilata spazi e sensazioni. De Fusco evidenzia il ruolo centrale delle donne, in una tragedia dove gli uomini sono quasi personaggi minori, manipolati o vittime.