Dal Teatro Katona di Budapest, la giovane Kriszta Székely, astro nascente del teatro europeo, firma per lo Stabile la sua prima regia in Italia. Il capolavoro di Čechov è un monito all’uomo contemporaneo: grande cast con Paolo Pierobon, Ivano Marescotti, Ariella Reggio.
Zio Vanja è la tragedia delle occasioni mancate, delle aspirazioni deluse, dell’incapacità di essere felici. Racchiude l’essenza del teatro di Anton Čechov: il senso di fallimento. Tragicomici, frustrati, depressi, i suoi personaggi parlano molto ma non fanno niente per sfuggire alla loro condizione di perenne insoddisfazione: illudono se stessi e gli altri con mutue bugie, mentre i loro nervi pian piano si consumano nel soffocante calore estivo. A dirigere Zio Vanja è la regista ungherese Kriszta Székely, tra i migliori talenti della scena europea, che firma il suo primo spettacolo in Italia, prodotto dallo Stabile di Torino, una nuova e importante edizione del grande dramma cechoviano. Ricorda Székely che l’Ungheria, e soprattutto il Teatro Katona dal quale proviene, hanno una lunga tradizione di messe in scena delle opere di Čechov molto realistiche, psicologicamente sofisticate: «La desolata campagna russa, dove non succede niente, dove le persone si sfiancano, i sentimenti muoiono e dove pian piano tutto si scompone, per decenni ha funzionato come un parallelo della sensazione della vita depressa del blocco socialista dell’Europa dell’Est».
Da allora il mondo è cambiato e con esso i registri teatrali. La Székely ha abbandonato la ricerca del dramma psicologico e, reduce da un Platonov ineditamente chiassoso, ironico, pieno di un umorismo nero, allestisce con Zio Vanja una commedia che fa stringere il cuore, con i suoi personaggi animati da ideali, passioni e sentimenti, che non sono in grado di realizzare. In questo lasciar passare la vita senza esserne partecipi, la regista legge un monito per l’uomo contemporaneo: «Incapace di agire, mentre è assolutamente cosciente che il mondo che lo circonda sta cadendo a pezzi».
Trailer ufficiale
RETROSCENA
Teatro Gobetti | Mercoledì 8 gennaio 2020, ore 17,30
Kriszta Székely e gli attori della compagnia dialogano con Federica Mazzocchi (DAMS/ Università di Torino) su ZIO VANJA di Anton Čechov.
di Anton Čechov
adattamento Ármin Szabó-Székely e Kriszta Székely
traduzione Tamara Török
curata da Emanuele Aldrovandi
con Paolo Pierobon, Lucrezia Guidone, Beatrice Vecchione, Ivan Alovisio, Ivano Marescotti, Ariella Reggio, Franco Ravera, Federica Fabiani
regia Kriszta Székely
scene Renátó Cseh
costumi Dóra Pattantyus
luci Pasquale Mari
suono Claudio Tortorici
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Immagini dalle prove
⭐⭐⭐⭐⭐ «Un piacevolissimo Zio Vanja che riconquista il teatro-teatro con attori che recitano benissimo e una regia coerente. Paolo Pierobon è un mostro di bravura» (Anna Bandettini, La Repubblica).
⭐⭐⭐⭐⭐ «Uno spettacolo fatale. Splendido e cupo vaudeville di intelligentissimo humour nero. Cast eccellente. Straordinario Paolo Pierobon» (Camilla Tagliabue, Il Fatto Quotidiano)
⭐⭐⭐⭐⭐ «Una lettura interessante, uno spettacolo forte e ben orientato, colmo di una rabbia molto di oggi. Bravi tutti gli interpreti. Paolo Pierobon è un ottimo Vanja» (Magda Poli, Corriere della sera).
⭐⭐⭐⭐⭐ «Regia forte e coraggiosa. Cast di ottimo livello. Travolgente Paolo Pierobon, in forma straordinaria» (Roberto Mussapi, Avvenire).
⭐⭐⭐⭐⭐ «Lo spettacolo può sorprendere per l’energia insolita che esce dal testo, ma si fa vedere con piacere e intelligenza. Il cast riunisce un pugno di attori molto forti» (Gianfranco Capitta, Il Manifesto).