DALL’8 AL 13 SETTEMBRE IL PROGETTO TESTORI DI VALTER MALOSTI
CONCLUDE SUMMER PLAYS AL TEATRO CARIGNANO
Da martedì 8 a domenica 13 settembre 2020 va in scena al Teatro Carignano di Torino il Progetto Testori, ideato e diretto da Valter Malosti e prodotto da TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con l’Associazione Giovanni Testori. Il Progetto Testori conclude la rassegna Summer Plays. Sere d’estate al Teatro Carignano, organizzata dal Teatro Stabile di Torino e da TPE – Teatro Piemonte Europa.
Giovanni Testori ha avuto una relazione importante con Torino, scandita da fatti decisivi nella biografia dello scrittore e storico dell’arte milanese. Il Progetto offrirà un repertorio di testi meno conosciuti al grande pubblico del grande scrittore, tutti relativi all’ultima parte della sua prodigiosa traiettoria creativa. Si apre (8-13 settembre 2020) con la prima nazionale di Cleopatràs, nuova produzione diretta da Valter Malosti con l’interpretazione di Anna Della Rosa, il progetto sonoro di Gup Alcaro, le luci e le scene di Nicolas Bovey, la cura del movimento di Marco Angelilli: uno spettacolo coprodotto da TPE con il Festival delle Colline Torinesi di cui rientra nel cartellone «diffuso» della 25a edizione. Prosegue (12-13 settembre 2020) con Maddalene (da Giotto a Bacon), dalla singolare raccolta poetica («schede-poematiche» o «schede-versicoli» come Testori le chiamò) che accompagnava uno dei preziosi libri d’arte di Franco Maria Ricci, diretto e interpretato dallo stesso Malosti con Lamberto Curtoni al violoncello e le musiche originali di Carlo Boccadoro.
Accanto a questi spettacoli, due extraplays: mercoledì 9 settembre alle 18.30 la lezione Testori vs Shakespeare (sulle riscritture testoriane di Shakespeare: Cleopatràs, Ambleto, Macbetto, Post Hamlet) che vedrà dialogare Gilberto Santini, Giuseppe Frangi presidente dell’Associazione Giovanni Testori e Valter Malosti. Venerdì 11 Conversazione con la morte affidata alla lettura di un grande del teatro italiano e storico interprete testoriano come Piero Nuti. L’annunciata proiezione del video, attraverso materiali inediti ritrovati, dello spettacolo di Malosti Vado a veder come diventa notte nei boschi… – dal testo di critica d’arte G. Martino Spanzotti: gli affreschi di Ivrea, che è anche un omaggio all’arte attoriale di Giovanni Moretti – è invece rimandata all’autunno a Casa Testori di Novate Milanese e contestualmente verrà presentata anche a Torino.
Valter Malosti racconta il Progetto Testori
Tra i più importanti e complessi intellettuali italiani del Novecento, Giovanni Testori (1923-1993) è per Valter Malosti un autore di riferimento e di costante rilettura. Il regista e attore torinese gli ha dedicato lungo tutta la sua carriera numerose messe in scena e lavori multimediali che hanno ricevuto premi e grandi apprezzamenti di critica e pubblico.
«Mi ha sempre affascinato il Testori parallelo, sublime, avventuroso ed emozionale critico e mercante d’arte, e il primo incontro con il grande scrittore milanese è avvenuto quando realizzai nel 2002 l’installazione nella chiesa di San Bernardino a Ivrea, dove si trova il meraviglioso tramezzo affrescato da Martino Spanzotti, sul quale Testori ha scritto uno struggente capolavoro letterario di critica d’arte. Quell’esperienza è stata un passo decisivo nella mia ricerca di radici espressive e umane. Ho poi incontrato l’opera di Testori più volte, e ogni volta è stata per me una esperienza di vita e di teatro fondamentale. Voglio almeno ricordare qui Passio Laetitiae et Felicitatis (2008), tratto dal romanzo omonimo e con in scena qui una strepitosa Laura Marinoni, L’Arialda, realizzato con i talentuosi allievi della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino (2015), e la recentissima La Monaca di Monza (2019), con un’altra grande interprete testoriana quale Federica Fracassi. Nella settimana dall’8 al 13 settembre presenteremo un repertorio di testi meno conosciuti del grande scrittore, tutti relativi all’ultima parte della sua prodigiosa traiettoria creativa, dal 1978 di Conversazione con la morte, capolavoro trascuratissimo qui letto dal grande Piero Nuti; alle Maddalene del 1989, «schede-poematiche» o «schede-versicoli» come Testori le chiamò, scritte per un prezioso volume di Franco Maria Ricci, per concludere la nostra traiettoria con uno dei Tre Lai, Cleopatràs, scritto sul letto di morte dal grande scrittore».
Testori e Torino
Giuseppe Frangi, Presidente dell’Associazione Giovanni Testori
È stata una relazione importante quella che ha legato Giovanni Testori e Torino: una relazione scandita da fatti decisivi nella biografia dello scrittore e storico dell’arte milanese. Tra il 1955 e il 1960 ha organizzato importanti mostre dedicate ai protagonisti del ‘600 lombardo e piemontese. Nel 1971, alla Galleria Galatea, ha presentato il ciclo dei quadri dei Pugili che sancivano il suo ritorno alla pittura, con presentazione di Luigi Carluccio. L’affetto di Testori per Torino è dimostrato anche dalle cinque importanti opere di artisti da lui amatissimi, tra cui Cairo, Cerano e Ceruti, donate alle raccolte di Palazzo Madama, alle quali se ne aggiunge un’altra donata alla Galleria Sabauda.
Torino per Testori è città segnata da grandi amicizie, come quella con Vittorio Viale, e in anni più avanzati con Piero Nuti e Adriana Innocenti. A Torino, da Einaudi, era stato pubblicato il libro Il Dio di Roserio, che lo aveva consacrato all’attenzione della critica e dei lettori. Il progetto testoriano, proposto da TPE e ospitato al Teatro Carignano grazie al progetto di collaborazione con il Teatro Stabile di Torino, ribadisce in modo intelligente la varietà di forme che ha contraddistinto questo rapporto fra Testori e Torino. È un programma ricco, che vede sia l’esordio testoriano da parte di una bravissima attrice come Anna Della Rosa sia il «ritorno» di un attore dalla lunga storia testoriana come Piero Nuti.
In particolare mi preme sottolineare l’importanza del «salvataggio» in forma di video dello straordinario spettacolo proposto da Valter Malosti (che sarà protagonista con Lamberto Curtoni di un piccolo «classico» come le Maddalene) nel 2002 alla Chiesa di San Bernardino di Ivrea e che verrà proposto nei mesi prossimi a Casa Testori. Uno spettacolo dedicato ad un grande artista piemontese come Gian Martino Spanzotti, al quale Testori nel 1958 aveva dedicato un libro realizzato con il Centro culturale dell’Olivetti. La possibilità di poter far rivedere e far circolare Vado a veder come diventa notte nei boschi… ha un doppio valore: ripropone in forma piena la ricchezza della scrittura testoriana capace di farsi teatro anche in occasione di uno studio critico come quello su Spanzotti, in secondo luogo testimonia un approccio poetico, emozionante e partecipato ad un grande tesoro del territorio come il tramezzo di Ivrea. Giovanni Moretti era stato certamente oltre che interprete, un’anima di questo spettacolo, ed è giusto che il video venga proposto come omaggio a lui.
GLI SPETTACOLI
Cleopatràs
«E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’ io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;»
Dante, Inferno, Canto V, vv. 46/49
I Tre Lai (Cleopatràs, Erodiàs, Mater Strangosciàs), sono il testamento ultimo di Giovanni Testori e il vertice della straordinaria stagione creativa dello scrittore. Queste eroine a cavallo di un trapasso epocale, tra loro contemporanee e lontanissime, dalla morte riemergono per raccontarsi e piangere sul corpo dell’amato e raccontare a noi tutti il mistero per eccellenza, quello dell’Amore.
Per Cleopatràs che piange il suo Antonio, il suo Tugnàs, Testori reinventa l’Egitto romano di Shakespeare inserendolo nella topografia della sua amata Valassina (nel Triangolo Lariano), in un fuoco di fila di invenzioni di lingua, sorvegliate da una grande poesia memore della Commedia di Dante e della sua «Cleopatràs lussurïosa», consegnandoci una figura che acquista una dimensione terrena e sensuale, sempre sull’orlo di una straziante e perturbante ironia.
Assistiamo all’ultima ora di vita di una grande regina, menagèr, star, al tramonto di una vita grandiosa. Dopo aver sfondato i limiti della vita con il suo amatissimo Antonio, Cleopatràs varca il limite ultimo della vita e raggiunge il suo amore nell’aldilà, sperando che ci sia un aldilà e che non finisca tutto in «merdità». (V.M.)
Maddalene (da Giotto a Bacon)
“Mi viene in mente un passo delle Conversazioni con Testori di Luca Doninelli, […] in cui sta scritto, su per giù, che lo storico dell’arte veramente grande è quello la cui interpretazione aderisce alle opere in maniera tanto serrata che poi non è più possibile guardare quelle opere senza pensare a quello che lui ha scritto.”
Giovanni Agosti, La Testoriana di Brescia, ed. L’Obliquo, 1997
Maddalena è una singolare raccolta poetica, penetrante e istrionica, come un sunto – «strozzatissimo» dice Testori – di storia dell’arte, che accompagna il cammino della Maddalena nei secoli. Un singolare percorso, un «maddalenesco tragitto» che si dispiega attraverso il dialogo tra immagini e parole: da Duccio a Masaccio, da Giotto a Cézanne, da Beato Angelico a Caravaggio, da Raffaello a Rubens, da Botticelli a Tiziano, da Grünewald a Bacon.
Il tema della figura della Maddalena è da sempre al centro dell’interesse di Testori. Su questa figura l‘editore Franco Maria Ricci costruì uno dei suoi libri d’arte, unici e pregiati, Maddalena, stampandolo in 5.000 esemplari numerati nel marzo 1989. Testori produsse in forma di poesia le schede sulle singole opere: «schede-poematiche» o «schede-versicoli» come lui le chiamò, originali critiche in forma di poesia «nate non da un premeditato disegno, bensì da un insopportabile nausea per il modo (a me) consueto di stenderle», lui che era pur sempre un grandissimo e controverso critico d’arte, allievo ed erede di Roberto Longhi.
E come il suo maestro Longhi, anche Testori «ha gloriosamente portato l’opera d’arte nella mischia degli interessi totali, cioè a dire nelle questioni di vita o di morte». Testori si accosta così vicino alle maddalene da farci, come lui stesso scrive, il «lingua-in-bocca», da giacerci «sdraiato di fianco» «come dentro un letto».
Maddalene è divenuto un vero e proprio work in progress, cui numerose e successive commissioni, tra cui spicca quella dell’Unione Musicale nel 2013 e quella primigenia del Festival DeSidera del 2002, hanno permesso al progetto di evolvere passo passo. I versi di Testori sono accompagnati e contrappuntati da una ventina di brevi suite originali per violoncello scritte nel corso degli anni dal compositore Carlo Boccadoro e ad ogni occasione variate e implementate anche grazie al talento del violoncellista Lamberto Curtoni. (V.M.)
Conversazione con la morte
Nel luglio 1977 muore a la madre di Testori, alla quale lo scrittore è legato da uno strettissimo rapporto. Nei mesi successivi, scrive Conversazione con la morte. «La malattia e la morte di mia madre è stata come una conflagrazione […] E il testo che ho scritto è come la liquidazione non soltanto di una falsa concezione della vita, ma anche di un modo di essere del teatro che non ha più realtà. È il recupero della parola nella sua primordiale purezza.». Il grande attore Renzo Ricci, per il quale Testori aveva scritto il testo, muore prima di realizzare il progetto e Testori decide di andare lui stesso sul palcoscenico: «E adesso la leggerò io, che non sono un attore, non so recitare. Ma non so chi altro potrebbe farlo, chi la potrebbe leggere senza farla ricadere in quello che non è e non vuole essere. Non è che una piccola «albetta», una sorta di preghiera, più che di teatro, un mormorio, una confessione. E non può stare in quella forma di teatro chiuso, da cui vuole uscire». Al Pierlombardo, Testori seduto in palcoscenico davanti a un microfono, leggerà il suo poema con enorme concentrazione ed emozione davanti a una folla impressionante, composta soprattutto di giovani, immersi in un silenzio e un’attenzione davvero straordinari.
Comunicato stampa Progetto Testori