Il Teatro Stabile di Torino inaugura la nuova Stagione del Teatro Gobetti martedì 15 ottobre 2019, alle ore 19.30, con il debutto di Mistero Buffo del premio Nobel Dario Fo. Lo spettacolo che viene presentato nella nuova edizione per i 50 anni, è interpretato da Matthias Martelli, per la regia di Eugenio Allegri. Regista assistente Alessia Donadio, luci e fonica Loris Spanu, ideazione video e colonna sonora Eugenio Allegri, montaggio e realizzazione video Fabrizio Garnero, artist management Serena Guidelli.
Mistero Buffo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale in collaborazione con ArtQuarium, sarà replicato al Gobetti fino a domenica 27 ottobre.
Il 5 novembre 2019 lo spettacolo sarà rappresentato in Belgio, all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, il 9 novembre al Teatro Eliseo di Roma e l’11 novembre in Germania, all’Istituto Italiano di Cultura di Monaco.
La serata per la Critica è programmata al Teatro Gobetti martedì 15 ottobre 2019, alle ore 19.30.
Era il 1° ottobre del 1969. Il futuro premio Nobel Dario Fo debuttò con la prima versione di quello che sarebbe diventato il capolavoro del teatro di narrazione: Mistero Buffo. Un atto unico composto da monologhi di ispirazione religiosa, riproposti in chiave fortemente satirica, concepito come una giullarata popolare in una lingua inventata e onomatopeica, di ispirazione medievale e mescolata con i dialetti padani: il grammelot. Un’invenzione di straordinaria potenza teatrale. L’opera ebbe un successo popolare enorme, fu replicata migliaia di volte (persino negli stadi), conta numerose differenti versioni e integrazioni. Un atto di ribellione, un testo all’epoca “sovversivo”, un modello di satira politica che non smette di trascinare le platee. A sfidare l’iconico monologo, ormai considerato un classico del ’900, è Eugenio Allegri, regista di questa nuova produzione dello Stabile di Torino e ArtQuarium, che si affida al talento e alla maestria di Matthias Martelli. «Io e Matthias abbiamo fatto un patto – racconta Allegri – il Mistero Buffo sarebbe stato lo stesso che avevo visto interpretare da Dario Fo, a Torino, nel 1974, nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere, a Palazzo Nuovo. Con quelle stesse giullarate e con quella stessa veemenza artistica».
E così è stato. Dopo la versione applaudita l’anno scorso anche a Londra, alla Print Room at the Coronet, quella allestita al Gobetti è «un’edizione che vogliamo chiamare “dei 50 anni”», sottolinea il regista. A La nascita del giullare e a La parpaia topola, presa in prestito dal Fabulazzo osceno, si aggiungeranno di volta in volta le giullarate di Bonifacio VIII e Il primo miracolo di Gesù Bambino, già presenti nella prima edizione, «riviste e arricchite alla maniera dei commedianti dell’arte i quali rinnovavano continuamente la propria abilità». Solo in scena, il pirotecnico Matthias Martelli passa «dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale». Con una satira che tocca in chiave buffonesca, come nelle intenzioni di Fo, le storture del nostro tempo.
Note di regia
«Ho incontrato personalmente Dario Fo, la prima volta, nel luglio del 1980, grazie alla segnalazione di Franco Mescolini, attore straordinario e collega ne Gli uccelli di Aristofane, regia di Memè Perlini, per tutta una lunga tournée, terminata due mesi prima, durante la quale, sul palco accanto ad altri bravissime e bravissimi colleghi, c’era il mitico gruppo degli Area.
Franco Mescolini, originario di Cesena, conosceva Dario Fo e mi disse: “Vai alla spiaggia di Cesenatico, al Bagno Maria (non è uno scherzo), lui lì ha la sua postazione balneare, aspettalo e vedrai che arriva”. E andò così. Lo attesi un pomeriggio per circa quattro ore e, rischiando l’insolazione, riuscii ad incontrarlo. Mi accolse come se fossimo vecchi amici e mi mise a mio agio così che io potessi raccontargli perché ero lì. La ragione era molto semplice: volevo lavorare con lui. E così è stato.
Nel dicembre di quello stesso anno, dopo due mesi di prove, debuttava al Teatro Fabbricone di Prato, L’opera dello sghignazzo, autore e regista Dario Fo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino, per una tournée che sarebbe durata sei mesi: e io c’ero.
Il resto, oltre poi a tanti altri meravigliosi incontri con maestri straordinari, è nel mio andare e tornare da e nel suo teatro, con lui o senza di lui, da allora per molti anni ancora.
Ora: quando poi verso la fine del 2015, Matthias Martelli, mi chiese di essere il regista di un Mistero Buffo di Dario Fo in cui lui sarebbe stato l’attore, pur con un sussulto di nostalgia, ma con grande convinzione e trasporto, gli risposi subito di sì. Ad un patto, però: che il Mistero Buffo che avremmo messo in scena sarebbe stato lo stesso che avevo visto interpretare da Dario Fo a Torino nel 1974, nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere a Palazzo Nuovo. Lo avremmo messo in scena con quelle stesse giullarate e con quella stessa veemenza artistica. E così è stato.
Dopo il Mistero Buffo che ha debuttato a Torino nel febbraio del 2018, abbiamo continuato il percorso per giungere ad una seconda edizione dello spettacolo. Sarà l’edizione che vogliamo chiamare “dei 50 Anni” perché proprio cinque decenni or sono, il 1° ottobre del 1969, Dario Fo presentava al pubblico italiano, per la prima volta, la prima versione del Mistero Buffo. Le giullarate fortunatamente rimangono a nostra disposizione: sempre aggiornate, sempre arricchite, sempre irresistibili, di ispirazione medievale, che tuttavia, attraverso il linguaggio del nuovo grammelot costruiscono e ricostruiscono con la loro carica teatralmente esplosiva un capolavoro della satira politica contemporanea. Dopo aver affrontato nella prima versione le quattro pietre miliari: Le nozze di Cana, La resurrezione di Lazzaro, Bonifacio VIII e Il primo miracolo di Gesù Bambino, ecco che in questa seconda edizione affronteremo La nascita del giullare e La parpaia topola, che prenderemo in prestito dal Fabulazzo Osceno, cui affiancheremo una di quelle già presentate, rivista e arricchita: alla maniera dei commedianti dell’arte. Matthias Martelli, ancora una volta e con consolidata maestria, sarà da solo in scena, senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale, toccando temi e argomenti che come sempre riguarderanno la società civile e il nostro tempo. Presenteremo la nuova edizione ancora una volta con la presenza preziosa del Teatro Stabile di Torino, che produrrà lo spettacolo, e così partirà la nostra nuova avventura nel Mistero Buffo di Dario Fo, edizione per i 50 Anni. Da lì in poi, tutti quelli che verranno».
Eugenio Allegri
Comunicato stampa Mistero Buffo