Dal 5 gennaio 2016 prenderà il via al Teatro Gobetti di Torino la seconda edizione della rassegna “Il cielo su Torino”, progetto dedicato alle giovani compagnie sostenute da STT, Sistema Teatro Torino, al cui interno trovano spazio: Kataplixi con Occident Express, Tedacà con Strani – Oggi, 15febbraio in collaborazione con Associazione Baretti con Il mondo di C.I., Roberto Zibetti con Gerusalemme liberata e Maniaci D’Amore con uno studio per La crepanza.
Martedì 5 gennaio 2016, alle ore 19.30, al Teatro Gobetti di Torino debutterà, in prima nazionale, il primo spettacolo della rassegna: Occident Express di Matéi Visniec, interpretato e diretto da Francesco Gargiulo, Alessandro Lussiana, Anna Montalenti, Stefano Moretti, Giulia Valenti. Collaborazione alla messinscena Luca Busnengo, scene e luci Eleonora Diana, costumi Valentina Menegatti. Occident Express, prodotto da Kataplixi, sarà replicato al Gobetti mercoledì 6 gennaio 2016, alle ore 15.30.
Kataplixi è una parola greca che significa “meraviglia, stupore, fantasia”. È da questo spirito, costantemente in bilico tra arte e vita vera, che nasce anche l’opera di Matéi Visniec.
Immaginate che il mitico Orient Express, il treno emblema del lusso occidentale, faccia un’inversione di rotta e inizi a viaggiare in senso contrario: cosa si vedrebbe scrutando il mondo dai finestrini delle sue carrozze? Un caleidoscopio di storie, quelle di un popolo – gli abitanti o ex abitanti dell’Est Europa – che insegue il mitico Occidente cercando di dimenticare il proprio passato.
Così ogni stazione presso cui il treno si ferma diventa occasione per “spiare”, proprio come si fa attraverso il vetro del finestrino, la vita di personaggi che la scrittura moderna e poetica del giornalista drammaturgo Matéi Visniec riesce a dipingere e, quasi, a sublimare soprattutto se pensiamo che il testo nasce dal confronto con le storie vere che l’autore e gli interpreti hanno potuto raccogliere durante un lungo laboratorio tenutosi con la comunità romena di Torino. Storie contraddittorie, di tenerezza, di sconfitta e di speranza in cui la ricerca di una nuova identità è l’afflato principale. Ma, proprio come succede quando si guarda il mondo attraverso lo spazio ristretto di un finestrino, allo spettatore è concesso vedere solo un piccolo pezzo delle vite dei personaggi, che si susseguono come una serie di tableaux vivants: bagagli, in qualche modo, di cui il treno si carica a ogni fermata, insieme al sentimento di un passato che sta svanendo.